USA, New York – La Corea del Nord si è resa colpevole di gravissimi crimini contro l’umanità, di ogni genere di violazioni dei diritti umani, fra cui il sequestro di persone e la tortura, fino allo sterminio e alla riduzione alla fame del proprio popolo. E’ questa la conclusione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, che nell’arco di un anno ha condotto una lunga, dettagliata inchiesta che propone il deferimento di Pyongyang alla Corte Penale Internazionale (Cpi) dell’Aja.
Il rapporto conclusivo sarà pubblicato lunedi a Ginevra, ma alcuni media, fra cui il quotidiano britannico Guardian, hanno ottenuto delle anticipazioni.
L’inchiesta, condotta da un’apposita commissione di tre persone presieduta dal giudice australiano in pensione Michael Kirby, denuncia che dalle “dolorose” e spesso “commosse” audizioni pubbliche di testimoni tenute a Seul, Tokyo, Londra e Washington emergono “sufficienti elementi da giustificare un’indagine criminale da parte di un organo di giustizia competente nazionale o internazionale”. Le testimonianze sono state rese dalle persone che sono riuscite a fuggire all’estero. E ce ne sono di agghiaccianti, come quella di una madre costretta ad annegare il suo bimbo appena nato o di celle con soffitti alti 50 centimetri.
“Ci sono elementi oggettivi incontestabili, per esempio che in Corea del Nord un terzo dei bambini fino a 5 anni d’età cresce con malformazioni” a causa della malnutrizione”, dice il giudice Kirby al Guardian. Vengono inoltre citati diversi casi di cittadini giapponesi o sudcoreani rapiti. La commissione era chiamata a decidere se i vertici politici di Pyongyang, compreso il leader Kim Jong-un, fossero perseguibili dalla Cpi. Non essendo la Corea del Nord firmataria del trattato che istituì la Corte dell’Aja, il giudice Kirby aveva già fatto presente che il Consiglio di sicurezza dell’Onu potrebbe estendere la giurisdizione del tribunale in alcuni casi eccezionali.
Un’opzione, questa, che tuttavia s’infrangerebbe quasi certamente contro il veto della Cina, alleato storico del regime comunista di Pyongyang. Pechino – ricorda il Guardian – mantiene inoltre fede alla sua politica di rispedire in patria i transfughi nordcoreani: un aspetto che secondo la commissione – citata dal Guardian – potrebbe esporre la stessa Cina a una possibile citazione. Per velleitarie che possano apparire le raccomandazioni finali, per lo meno l’inchiesta potrà riportare i riflettori sulle violazioni dei diritti umani e la natura crudelmente dittatoriale di un Paese isolato e chiuso, che pure ha lanciato in questi giorni i primi segni di distensione da anni con la Corea del Sud.
Kirby di recente ha lamentato come negli ultimi tempi a prevalere siano le piccole curiosità divulgate sulla vita privata di Kim Jong-un, o del compleanno del defunto padre, Kim Jong-il, che cade domenica. Oppure la discussa visita della star del basket Nba Dennis Rodman, nei giorni in cui il mondo rabbrividiva per la notizia che Kim aveva fatto giustiziare lo zio, accusato di complotto, e tutti i suoi familiari. Secondo notizie filtrate da Seul, sarebbero stati fatti divorare vivi da cani affamati.
L’inchiesta, condotta da un’apposita commissione di tre persone presieduta dal giudice australiano in pensione Michael Kirby, denuncia che dalle “dolorose” e spesso “commosse” audizioni pubbliche di testimoni tenute a Seul, Tokyo, Londra e Washington emergono “sufficienti elementi da giustificare un’indagine criminale da parte di un organo di giustizia competente nazionale o internazionale”. Le testimonianze sono state rese dalle persone che sono riuscite a fuggire all’estero. E ce ne sono di agghiaccianti, come quella di una madre costretta ad annegare il suo bimbo appena nato o di celle con soffitti alti 50 centimetri.
“Ci sono elementi oggettivi incontestabili, per esempio che in Corea del Nord un terzo dei bambini fino a 5 anni d’età cresce con malformazioni” a causa della malnutrizione”, dice il giudice Kirby al Guardian. Vengono inoltre citati diversi casi di cittadini giapponesi o sudcoreani rapiti. La commissione era chiamata a decidere se i vertici politici di Pyongyang, compreso il leader Kim Jong-un, fossero perseguibili dalla Cpi. Non essendo la Corea del Nord firmataria del trattato che istituì la Corte dell’Aja, il giudice Kirby aveva già fatto presente che il Consiglio di sicurezza dell’Onu potrebbe estendere la giurisdizione del tribunale in alcuni casi eccezionali.
Un’opzione, questa, che tuttavia s’infrangerebbe quasi certamente contro il veto della Cina, alleato storico del regime comunista di Pyongyang. Pechino – ricorda il Guardian – mantiene inoltre fede alla sua politica di rispedire in patria i transfughi nordcoreani: un aspetto che secondo la commissione – citata dal Guardian – potrebbe esporre la stessa Cina a una possibile citazione. Per velleitarie che possano apparire le raccomandazioni finali, per lo meno l’inchiesta potrà riportare i riflettori sulle violazioni dei diritti umani e la natura crudelmente dittatoriale di un Paese isolato e chiuso, che pure ha lanciato in questi giorni i primi segni di distensione da anni con la Corea del Sud.
Kirby di recente ha lamentato come negli ultimi tempi a prevalere siano le piccole curiosità divulgate sulla vita privata di Kim Jong-un, o del compleanno del defunto padre, Kim Jong-il, che cade domenica. Oppure la discussa visita della star del basket Nba Dennis Rodman, nei giorni in cui il mondo rabbrividiva per la notizia che Kim aveva fatto giustiziare lo zio, accusato di complotto, e tutti i suoi familiari. Secondo notizie filtrate da Seul, sarebbero stati fatti divorare vivi da cani affamati.
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