In fila per ricevere gli aiuti alimentari a Yarmuk, un campo profughi palestinese a sud di Damasco,in Siria, il 31 gennaio 2014. (Unrwa/Reuters/Contrasto) |
I residenti del campo, circa 20mila persone, vivono sotto assedio dal giugno del 2013 e non hanno accesso ai beni di prima necessità come viveri e medicinali.
La distribuzione degli aiuti nel campo è cominciata il 18 gennaio del 2014, ma poi è stata sospesa per ragioni di sicurezza e il personale umanitario è stato ritirato in seguito a un combattimento avvenuto tra il 7 e l’8 febbraio. Il 20 febbraio è stato concesso agli operatori dell’Onu di tornare nel campo per un’ispezione.
Le condizioni dei profughi palestinesi a Yarmuk sono molto gravi. Dopo la visita al campo il 20 febbraio, il commissario generale dell’Unrwa Filippo Grandi ha detto: “Sono profondamente scosso da quello che ho visto. I rifugiati palestinesi con cui ho parlato sono traumatizzati da quello che hanno vissuto. E molti di loro erano in una condizione di urgente necessità. In particolare mancano cibo e medicinali”.
Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha chiesto al governo siriano di permettere agli operatori delle Nazioni Unite di lavorare nel paese per distribuire gli aiuti e di aumentare la presenza di operatori umanitari sul territorio siriano.
Il 22 febbraio il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità la risoluzione 2139, in cui chiede alle autorità siriane di permettere a tutti l’accesso agli aiuti umanitari.
Il campo profughi di Yarmuk, in Siria, è stato creato nel 1957 e ospita la più grande comunità palestinese della Siria. Si trova a otto chilometri dal centro di Damasco. Durante la guerra civile siriana è stato scenario di intensi combattimenti tra i ribelli dell’Esercito libero siriano e l’esercito regolare di Bashar al Assad.
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