In carcere da quattro anni, condannata alla pena di morte per blasfemia. E' il caso di Asia Bibi, la giovane madre di famiglia cristiana vittima della persecuzione e della famigerata legge anti blasfemia, che in Pakistan può portare in carcere chiunque senza prove concrete se accusato di aver insultato il Corano.
Adesso una luce, seppur minima, di speranza: i giudici del tribunale di appello il 17 marzo riapriranno il procedimento per la revisione della condanna a morte.
Come si ricorderà, Asia Bibi venne arrestata nel 2009, l'accusa era di aver insultato il profeta, e immediatamente condannata a morte.
A confermare la buona notizia il Centre for legal aid, assistance and settlement che offre assistenza gratuita alle vittime di casi come questo: "Il caso ha tutto il nostro sostegno. Spero che non ci saranno pressioni degli estremisti sui giudici, che devono gestire il caso con cura, considerazione e diligenza. Se i giudici saranno lasciati liberi di prendere una decisione giusta, le accuse cadranno".
Purtroppo è proprio questo il problema principale di casi come questo: i giudici vengono spesso minacciati e anche uccisi dagli estremisti islamici quando si dimostrano attenti verso le vittime di ingiustizia.
Non è un caso che due importanti personalità pachistane che si mossero in sua difesa siano state tutte e due assassinate: il governatore del Punjab Salman Taseer e Shahbaz Bhatti, ministro per le Minoranze religiose.
Asia Bibi si trova in isolamento ormai da quattro anni nel carcere femminile di Sheikhupura. Il caso di Asia Bibi è semplicemente incredibile nelle sue accuse: aver bevuto acqua dal pozzo di proprietà di un musulmano e quindi averne infettato l'acqua e aver discusso con alcune donne che l'hanno accusata di aver insultato Maometto.
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