Saranno condannate a morte per aver avuto contatti personali con un missionario, il pastore battista Kim Jung-wook. Si tratta di 33 cittadini della Corea del nord, prossime vittime della follia sanguinaria del dittatore Kim Jong-Un ormai noto al mondo per il pungo di ferro con cui, ancor peggio dei suoi predecessori, governa il suo paese.
Un recente documento delle Nazioni unite ha definito il regime comunista nord coreano autore di crimini contro l'umanità pari a quelli del nazismo. Il caso che riguarda questo missionario è molto poco chiaro. L'uomo, detenuto nelle carceri del paese dallo scorso ottobre, ha recentemente tenuto una dichiarazione pubblica in cui si è auto accusato di essere penetrato nella Corea del nord per convertirla al cristianesimo e abbattere l'attuale regime. Naturalmente ci sono molti dubbi su quanto ha detto: secondo un'altra versione l'uomo sarebbe stato invece rapito da agenti nordcoreani al confine con la Cina.
I motivi stessi del rapimento non sarebbero chiari: forse un'azione preventiva in accordo con gli alleati cinesi, o forse il bisogno di creare un capro espiatorio per giustificare la repressione in atto. Sta di fatto che 33 persone, accusate di aver avuto contatti con il pastore, sono già state condannate alla pena di morte. In Corea del nord è detenuto dal 2012 un altro pastore, di nazionalità americana, Kenneth Bae, arrestato mentre stava portando in giro per il paese alcuni turisti, e di cui non si sa quasi più nulla se non che è sempre rinchiuso in carcere. È stato condannato a 15 anni di carcere e di lavori forzati.
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