Centinaia di residenti dei quartieri settentrionali di Bangui, per lo più cristiani, continuano a trovare riparo nei campi sfollati della capitale. Il nuovo flusso di rifugiati è stato provocato dalle violenze dello scorso fine settimana, quando soldati ciadiani della missione panafricana Misca hanno aperto il fuoco contro civili nel municipio di Bégoua, causando 24 morti e decine di feriti. Le bandiere sono a mezz’asta per tre giorni di lutto nazionale.
Per fare luce sulla vicenda le autorità centrafricane hanno aperto un’inchiesta. “Il contingente Misca ha dovuto rispondere ad attacchi commessi con bombe a mano” ha dichiarato oggi alla radio nazionale il primo ministro di transizione André Nzapayaké, confermando la versione dei fatti dei militari dispiegati da N’Djamena. Una dinamica invece respinta dalle milizie di autodifesa Anti-Balaka.
Nel frattempo l’Agenzia Onu per i rifugiati sta tentando di evacuare 19.000 musulmani “direttamente minacciati dagli Anti-Balaka” sia a Bangui che in altre zone del paese.
Da Bruxelles, dov’è in corso un mini-vertice sulla crisi centrafricana, i partner internazionali hanno deplorato “le gravi atrocità” ai danni dei civili, impegnandosi a “fornire aiuti supplementari per ristabilire quanto prima l’ordine pubblico” nell’ex colonia francese.
Nel frattempo l’Agenzia Onu per i rifugiati sta tentando di evacuare 19.000 musulmani “direttamente minacciati dagli Anti-Balaka” sia a Bangui che in altre zone del paese.
Da Bruxelles, dov’è in corso un mini-vertice sulla crisi centrafricana, i partner internazionali hanno deplorato “le gravi atrocità” ai danni dei civili, impegnandosi a “fornire aiuti supplementari per ristabilire quanto prima l’ordine pubblico” nell’ex colonia francese.
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