Resterà in carcere Xu Zhiyong, 41 anni, il fondatore di “Nuovi cittadinì”, un gruppo il cui obiettivo era di contribuire ad arginare la corruzione e a fornire eque opportunità di istruzione ai cittadini. Ieri la Suprema corte del popolo cinese, a Pechino, ha confermato la condanna a quattro anni di prigione. Xu era stato condannato a gennaio per il reato “di avere convocato grandi folle allo scopo di disturbare la quiete pubblica”.
Durante la lettura del verdetto ai giornalisti è stato impedito l’accesso all’aula e una diplomatica britannica è stata spintonata. “Noi continueremo a chiedere il rilascio di Xu Zhiyong e di tutti quelli detenuti per aver espresso pacificamente le proprie opinioni – ha detto un portavoce del ministero degli Esteri britannico -. Siamo anche dispiaciuti che ai giornalisti e ai diplomatici sia stato impedito di entrare in tribunale. In questo senso abbiamo presentato una protesta formale alle autorità cinesi”.
Proprio in questi giorni è uscito To be a Citizen, l’autobiografia dell’attivista pubblicata dalla New Century Press, un editore di Hong-Kong. E il suo gruppo ha lanciato un sito web come gesto di sfida verso le autorità di Pechino.
La conferma della condanna ha sollevato anche le critiche degli Stati Uniti e diAmnesty International, che hanno chiesto il rilascio dell’uomo. Il gruppo per la difesa dei diritti umani ha definito la conferma della condanna “un affronto alla giustizia”, mentre gli Usa si sono detti, tramite la portavoce del dipartimento di Stato Jen Psaki, “profondamente delusi dal verdetto”. La decisione, ha aggiunto Psaki, è una “rappresaglia nei confronti della campagna pubblica di Xu per far emergere la corruzione tra i funzionari del governo e nei confronti dell’espressione pacifica delle sue idee”.
Altri quattro membri del gruppo fondato da Xu sono sotto processo con l’accusa di aver disturbato la quiete pubblica chiamando in piazza la folla. Rischiano cinque anni di prigione. “Ci aspettiamo una condanna” ha detto Maya Wang, una ricercatrice di Human Rights Watch di base a Hong Kong. Per Wang i processi sono stati caratterizzati da “violazioni procedurali”. Le autorità avrebbero intimidito i testimoni, impedito l’accesso nell’aula a osservatori indipendenti e ostacolato la difesa. Il processo di Xu è durato solo un giorno.
Il ministero degli Esteri cinese ha respinto le critiche, affermando che “la Cina è un Paese che si basa sullo Stato di diritto» e sostenendo che “tutti sono uguali di fronte alla legge e il verdetto è stato emesso dalle autorità giudiziarie cinesi in osservanza della legge”.
Monica Ricci Sargentini
Proprio in questi giorni è uscito To be a Citizen, l’autobiografia dell’attivista pubblicata dalla New Century Press, un editore di Hong-Kong. E il suo gruppo ha lanciato un sito web come gesto di sfida verso le autorità di Pechino.
La conferma della condanna ha sollevato anche le critiche degli Stati Uniti e diAmnesty International, che hanno chiesto il rilascio dell’uomo. Il gruppo per la difesa dei diritti umani ha definito la conferma della condanna “un affronto alla giustizia”, mentre gli Usa si sono detti, tramite la portavoce del dipartimento di Stato Jen Psaki, “profondamente delusi dal verdetto”. La decisione, ha aggiunto Psaki, è una “rappresaglia nei confronti della campagna pubblica di Xu per far emergere la corruzione tra i funzionari del governo e nei confronti dell’espressione pacifica delle sue idee”.
Altri quattro membri del gruppo fondato da Xu sono sotto processo con l’accusa di aver disturbato la quiete pubblica chiamando in piazza la folla. Rischiano cinque anni di prigione. “Ci aspettiamo una condanna” ha detto Maya Wang, una ricercatrice di Human Rights Watch di base a Hong Kong. Per Wang i processi sono stati caratterizzati da “violazioni procedurali”. Le autorità avrebbero intimidito i testimoni, impedito l’accesso nell’aula a osservatori indipendenti e ostacolato la difesa. Il processo di Xu è durato solo un giorno.
Il ministero degli Esteri cinese ha respinto le critiche, affermando che “la Cina è un Paese che si basa sullo Stato di diritto» e sostenendo che “tutti sono uguali di fronte alla legge e il verdetto è stato emesso dalle autorità giudiziarie cinesi in osservanza della legge”.
Monica Ricci Sargentini
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