Abissi spaventosi quelli che sa toccare la peggiore politica. Neri e profondi come il mare che troppe volte ha inghiottito i disperati in cerca di asilo, a poche miglia dalle nostre coste. A prenderli sul serio fanno patirà Salvini e Gasparri che urlano "adesso basta soccorsi" ben sapendo di solleticare istinti diffusi in un popolo sempre incline a cercare nemici e per lo più fiaccato dalla crisi che tutti arrabbia e inaridisce.
E questa volta ha ragione Angelino Alfano, ministro degli interni, contro il quale muove chiaramente l'offensiva elettorale ma che non insegue su questo irresponsabile terreno gli ex colleghi di partito. Ovviamente cosa del tutto diversa è pretendere che l'Europa non ci lasci soli a difendere una frontiera che è continentale. Ed ancora diverso è proporre misure di prevenzione e solidarietà alternative allo spiegamento di forze della Marina militare.
E questa volta ha ragione Angelino Alfano, ministro degli interni, contro il quale muove chiaramente l'offensiva elettorale ma che non insegue su questo irresponsabile terreno gli ex colleghi di partito. Ovviamente cosa del tutto diversa è pretendere che l'Europa non ci lasci soli a difendere una frontiera che è continentale. Ed ancora diverso è proporre misure di prevenzione e solidarietà alternative allo spiegamento di forze della Marina militare.
Proposte valide come quelle avanzate sul Mattino da Luigi Manconi che partendo dall'ineluttabilità del crescente fenomeno migratorio, e dalla ormai pacifica preponderanza di chi domanda asilo, chiede di invertire le tappe di quei viaggi disperati collocando nei porti di partenza le verifiche che oggi effettuiamo caoticamente all'esito degli sbarchi.
Per poter poi governare con meno spreco di risorse e meno ambasce i trasferimenti. Per non dire ancora del vergognoso stato dei centri di accoglienza ridotti a lager per innocenti. Ma tutto questo, come è persino avvilente dover sottolineare, nulla ha a che fare con il tribale appello a fermare i soccorsi, in buona sostanza a "lasciarli morire".
Il punto è che dimentichiamo tutto. Ogni giorno seppellisce il precedente senza una scala di valore. Scordiamo cosi l'immane tragedia di ottobre a pochi metri da Lampedusa, con centinaia di morti stipati in sale motori peggio che in carri bestiame.
Tutti allora piangevamo ma molte erano lacrime di coccodrillo che basta una campagna elettorale a spazzare via. Senz'altro si può fare meglio, ma fermare i soccorsi vuol dire nuove sfilate di bare e nuovi fiori in un mare di ipocrisia. A quel punto insieme al triste sciabordio delle onde, nelle orecchie ci resterebbe solo l'impietosa e struggente voce di Candice Bergen in Soldato blu davanti al massacro dei Cheyenne: e ora non piangi più, soldato, non reciti poesie?
di Gianluigi Pellegrino
Per poter poi governare con meno spreco di risorse e meno ambasce i trasferimenti. Per non dire ancora del vergognoso stato dei centri di accoglienza ridotti a lager per innocenti. Ma tutto questo, come è persino avvilente dover sottolineare, nulla ha a che fare con il tribale appello a fermare i soccorsi, in buona sostanza a "lasciarli morire".
Il punto è che dimentichiamo tutto. Ogni giorno seppellisce il precedente senza una scala di valore. Scordiamo cosi l'immane tragedia di ottobre a pochi metri da Lampedusa, con centinaia di morti stipati in sale motori peggio che in carri bestiame.
Tutti allora piangevamo ma molte erano lacrime di coccodrillo che basta una campagna elettorale a spazzare via. Senz'altro si può fare meglio, ma fermare i soccorsi vuol dire nuove sfilate di bare e nuovi fiori in un mare di ipocrisia. A quel punto insieme al triste sciabordio delle onde, nelle orecchie ci resterebbe solo l'impietosa e struggente voce di Candice Bergen in Soldato blu davanti al massacro dei Cheyenne: e ora non piangi più, soldato, non reciti poesie?
di Gianluigi Pellegrino
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.