“Le attuali operazioni in corso in alcuni quartieri di Nairobi non devono essere confuse con ‘spedizioni punitive’ nei confronti di alcune etnie o religioni, ma vanno eseguite nel rispetto di tutti con l’obiettivo comune di contrastare terrorismo e altre forme di crimini”: lo ha sottolineato il cardinale John Njue in una conferenza stampa nella chiesa di Tutti i santi della capitale keniana.
In riferimento alle operazioni di polizia in corso da giorni nel quartiere di Eastlegh, la “piccola Mogadiscio’ di Nairobi, contro sospetti terroristi, rifugiati e immigrati irregolari di origine somala, i vertici delle Chiese keniane hanno diffuso un appello alla “moderazione” e al “rispetto delle dignità individuali” in occasione del messaggio per la prossima Pasqua.
“Pur condividendo l’urgenza alla lotta contro il terrorismo, chiediamo alle forze di sicurezza di gestire le operazioni senza mai perdere di vista i diritti umani; la dignità della vita deve sempre rimanere una priorità” si legge nel messaggio, in cui i responsabili delle Chiese chiedono al governo di espandere le operazioni in corso “ad altri aspetti determinanti per l’insicurezza come rapine a mano armata, furti di bestiame, lo sterminio della fauna selvatica, stupri, rapimenti e piccoli reati”.
Inoltre, insistono i religiosi, “si deve affrontare il legame tra corruzione, armi illegali, aumento dei livelli di povertà, disoccupazione e criminalità”.
La voce della comunità cristiana va ad aggiungersi a quelle delle organizzazioni internazionali e per i diritti umani che hanno aspramente criticato la deriva autoritaria delle istituzioni keniane nei confronti della comunità somala. A questo si aggiunge che, secondo dati forniti dalla comunità somala, da quando le forze dell’ordine hanno iniziato i rastrellamenti, le attività commerciali nella zona sono crollate del 75%. I residenti inoltre accusano la polizia di corruzione e di approfittare delle nuove leggi varate dal governo, “per chiedere tangenti ai commercianti e ai cittadini di origine somala”.
[AdL]
“Pur condividendo l’urgenza alla lotta contro il terrorismo, chiediamo alle forze di sicurezza di gestire le operazioni senza mai perdere di vista i diritti umani; la dignità della vita deve sempre rimanere una priorità” si legge nel messaggio, in cui i responsabili delle Chiese chiedono al governo di espandere le operazioni in corso “ad altri aspetti determinanti per l’insicurezza come rapine a mano armata, furti di bestiame, lo sterminio della fauna selvatica, stupri, rapimenti e piccoli reati”.
Inoltre, insistono i religiosi, “si deve affrontare il legame tra corruzione, armi illegali, aumento dei livelli di povertà, disoccupazione e criminalità”.
La voce della comunità cristiana va ad aggiungersi a quelle delle organizzazioni internazionali e per i diritti umani che hanno aspramente criticato la deriva autoritaria delle istituzioni keniane nei confronti della comunità somala. A questo si aggiunge che, secondo dati forniti dalla comunità somala, da quando le forze dell’ordine hanno iniziato i rastrellamenti, le attività commerciali nella zona sono crollate del 75%. I residenti inoltre accusano la polizia di corruzione e di approfittare delle nuove leggi varate dal governo, “per chiedere tangenti ai commercianti e ai cittadini di origine somala”.
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