Assalto di miliziani armati alla chiesa di Nostra Signora di Fatima, a Bangui: lo dice alla MISNA padre Cyriaque Gbate Doumalo, segretario generale della Conferenza episcopale del Centrafrica.
All’interno e nelle vicinanze del luogo di culto, non lontano dal quartiere perlopiù musulmano Pk-5, avevano trovato rifugio migliaia di sfollati. Secondo il segretario della Conferenza episcopale, “i feriti sono molti e tra le vittime c’è anche un sacerdote diocesano, padre Paul-Emile Nzale, che assisteva i più vulnerabili”.
L’assalto, cominciato ieri pomeriggio, sarebbe stato condotto da ribelli della coalizione Seleka. “Per difendere gli sfollati in fuga sono intervenuti militanti Anti-Balaka – sottolinea padre Cyriaque – e scontri a fuoco sono in corso ancora questa mattina”.
“La parrocchia Nostra Signora di Fatima si è svuotata e il quartiere è deserto: circa 3000 sfollati hanno trovato rifugio in altre chiese vicine. Molte strade di Bangui sono vuote, la gente è rintanata dentro casa. Ci sono barricate un po’ ovunque mentre i giovani protestano contro i soldati burundesi della Misca per non aver impedito l’attacco di ieri”: a descrivere alla MISNA la situazione nella capitale sono fonti locali della Conferenza episcopale centrafricana contattate nella parrocchia attaccata “da non meglio identificati musulmani”.
Il bilancio dell’assalto, ancora provvisorio, è di 17 morti e una trentina di feriti da proiettili vaganti. A destare preoccupazione è la sorte di un numero imprecisato di giovani portati via dagli assalitori, giunti dal vicino quartiere del km 5 (Pk5), abitato per lo più da cittadini musulmani ma forse infiltrato da ex ribelli della coalizione Seleka.
“Speriamo di riuscire ad impedire vendette e rappresaglie. La rabbia è tantanei confronti dei caschi verdi burundesi ma anche dei francesi della Sangaris che non hanno fatto nulla per proteggere civili indifesi” aggiungono le fonti della MISNA.
Intanto il primo ministro di transizione André Nzapayéké ha denunciato un “complotto orchestrato da uomini politici, sia nel governo che nell’ufficio della presidenza, per destabilizzare il potere”. Ousmane Abakar, portavoce della comunità musulmana del Pk5, ha invece puntato il dito contro le milizie di autodifesa Anti-Balaka, responsabili di un “piano macabro”. All’attacco avrebbero partecipato circa 200 uomini armati.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.