Il superiore generale caldeo del monastero di Ormisda spiega come hanno accolto in Kurdistan i profughi scappati dai terroristi islamici: «Abbiamo aperto loro case e scuole ma non sappiamo se domani arriveranno qui»
Circa 500 mila iracheni sono scappati dalla città di Mosul, ormai in mano ai terroristi dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante, come testimoniato a tempi.it anche dall’arcivescovo Amel Nona. Molti di questi si sono rifugiati nelle città vicine e nel Kurdistan, come afferma a tempi.it padre Waheed Tooma: «Da noi ad Alqosh, che si trova a mezz’ora di auto da Mosul (45 chilometri circa, ndr), e nelle città vicine sono arrivate più di 10 mila persone». Il superiore generale cattolico caldeo del monastero di Ormisda spiega che «siamo molto preoccupati»
.Padre Tooma, che cosa vi spaventa?
Per il momento qui non sono arrivati terroristi ma non sappiamo cosa succederà domani. Per fortuna l’esercito del Kurdistan ci protegge, qui nella zona ci sono centinaia di villaggi cristiani e musulmani, ma siamo preoccupati.
Come si spiega la caduta di Mosul?
In 24 ore più di 40 mila soldati sono scappati via lasciando la città in mano ai terroristi. Ormai nessuno ha più fiducia nel governo di Baghdad: ogni giorno succede qualcosa, c’è una guerra tra sunniti e sciiti, tutti vogliono mettere le mani sull’Iraq, i partiti sono sempre in guerra tra loro per avere più potere e le ricchezze dell’Iraq. Ma chi paga il prezzo sono sempre le famiglie innocenti. Dalla caduta di Saddam ad oggi non abbiamo vissuto neanche un giorno di pace.
Qual è la situazione in Kurdistan?
Solo in Kurdistan c’è pace e libertà, c’è rispetto per i cristiani e le altre etnie, si vive sicuri. Polizia ed esercito non consentono l’anarchia e il governo vuole la pace per il suo popolo. Il presidente e il primo ministro sono preoccupati ma lavorano per il popolo curdo, che ha vissuto prima nella miseria e nella persecuzione, poi ha lottato per la sua libertà.
Come avete accolto i profughi?
Da martedì alle quattro di mattina sono arrivate molte famiglie nel nostro monastero e nella città di Alqosh. Abbiamo aperto le scuole per loro, li abbiamo sistemati nelle classi. Nel monastero abbiamo una nostra scuola, l’abbiamo aperta per loro. Nel villaggio del monastero c’erano più di 25 case vuote, gliele abbiamo date senza guardare chi fossero, se musulmani o cristiani o curdi o arabi. Abbiamo accolto tutti con carità e amore. Solo nel nostro villaggio, che appartiene al monastero, abbiamo più di 200 persone. Abbiamo dato loro rifugio, cibo e tanto altro ancora. Anche ad Alqosh sono arrivate più di mille persone, circa 144 famiglie: abbiamo aperto scuole e case. Insieme alla Chiesa di Alqosh ci siamo messi insieme per aiutare questi poveracci scappati da Mosul. Ma i profughi sono arrivati in tantissime altre città qui vicino.
Dalle loro testimonianze sapete se ci sono state violenze da parte dei terroristi contro i civili a Mosul?
Crediamo di no. Ci hanno detto che i terroristi non li hanno attaccati, avevano lo scopo di colpire le sedi del governo e dell’esercito. Però nei bombardamenti restano sempre in mezzo anche dei civili e non sappiamo quante vittime ci siano sotto le macerie delle case distrutte. Le famiglie però non sono scappate perché attaccate ma per paura di rimanere in mezzo alla guerriglia. Molti infatti sono rimasti.
Cosa potrebbe succedere ora?
Nessuno lo sa. Forse l’esercito di Baghdad cercherà di liberare la città, ci sarà una guerra, non si sa. Per fortuna il governo del Kurdistan ha accolto questi profughi e ha preparato un campo profughi dove dare loro riparo, cibo e acqua. Grazie a Dio c’è almeno una buona notizia per queste famiglie.
.Padre Tooma, che cosa vi spaventa?
Per il momento qui non sono arrivati terroristi ma non sappiamo cosa succederà domani. Per fortuna l’esercito del Kurdistan ci protegge, qui nella zona ci sono centinaia di villaggi cristiani e musulmani, ma siamo preoccupati.
Come si spiega la caduta di Mosul?
In 24 ore più di 40 mila soldati sono scappati via lasciando la città in mano ai terroristi. Ormai nessuno ha più fiducia nel governo di Baghdad: ogni giorno succede qualcosa, c’è una guerra tra sunniti e sciiti, tutti vogliono mettere le mani sull’Iraq, i partiti sono sempre in guerra tra loro per avere più potere e le ricchezze dell’Iraq. Ma chi paga il prezzo sono sempre le famiglie innocenti. Dalla caduta di Saddam ad oggi non abbiamo vissuto neanche un giorno di pace.
Qual è la situazione in Kurdistan?
Solo in Kurdistan c’è pace e libertà, c’è rispetto per i cristiani e le altre etnie, si vive sicuri. Polizia ed esercito non consentono l’anarchia e il governo vuole la pace per il suo popolo. Il presidente e il primo ministro sono preoccupati ma lavorano per il popolo curdo, che ha vissuto prima nella miseria e nella persecuzione, poi ha lottato per la sua libertà.
Come avete accolto i profughi?
Da martedì alle quattro di mattina sono arrivate molte famiglie nel nostro monastero e nella città di Alqosh. Abbiamo aperto le scuole per loro, li abbiamo sistemati nelle classi. Nel monastero abbiamo una nostra scuola, l’abbiamo aperta per loro. Nel villaggio del monastero c’erano più di 25 case vuote, gliele abbiamo date senza guardare chi fossero, se musulmani o cristiani o curdi o arabi. Abbiamo accolto tutti con carità e amore. Solo nel nostro villaggio, che appartiene al monastero, abbiamo più di 200 persone. Abbiamo dato loro rifugio, cibo e tanto altro ancora. Anche ad Alqosh sono arrivate più di mille persone, circa 144 famiglie: abbiamo aperto scuole e case. Insieme alla Chiesa di Alqosh ci siamo messi insieme per aiutare questi poveracci scappati da Mosul. Ma i profughi sono arrivati in tantissime altre città qui vicino.
Dalle loro testimonianze sapete se ci sono state violenze da parte dei terroristi contro i civili a Mosul?
Crediamo di no. Ci hanno detto che i terroristi non li hanno attaccati, avevano lo scopo di colpire le sedi del governo e dell’esercito. Però nei bombardamenti restano sempre in mezzo anche dei civili e non sappiamo quante vittime ci siano sotto le macerie delle case distrutte. Le famiglie però non sono scappate perché attaccate ma per paura di rimanere in mezzo alla guerriglia. Molti infatti sono rimasti.
Cosa potrebbe succedere ora?
Nessuno lo sa. Forse l’esercito di Baghdad cercherà di liberare la città, ci sarà una guerra, non si sa. Per fortuna il governo del Kurdistan ha accolto questi profughi e ha preparato un campo profughi dove dare loro riparo, cibo e acqua. Grazie a Dio c’è almeno una buona notizia per queste famiglie.
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