Il numero di iracheni che hanno dovuto fuggire dalle loro case per i combattimenti in corso da mesi nella provincia di Anbar tra forze armate e jihadisti potrebbe aver raggiunto quota 480mila. E' il dato dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). "A oggi - ha detto il portavoce dell'agenzia delle Nazioni Unite, Adrian Edwards, ai giornalisti a Ginevra - il governo iracheno parla di 434mila uomini, donne e bambini fuggiti dalle loro case da quando i combattimenti sono iniziati, a gennaio".
"Ma la reale dimensione del fenomeno dei profughi in questo conflitto di cui si parla poco - ha precisato - e' sconosciuto, perche' il governo ha dovuto smettere di effettuare le registrazioni negli ultmi mesi a causa della situazione della sicurezza. L'Unhcr stima che il dato attuale sia vicino a 480mila". Il conflitto nella regione ha prodotto una vera e propria emergenza umanitaria e ha creato difficolta' soprattutto a procurarsi acqua potabile, con il rischio del diffondersi di malattie.
"Le autorita' locali dicono che 28 camion-cisterna di acqua potabile arrivano ogni giorno nell'area, ma questo soddisfa appena il 50% del fabbisogno", ha spiegato Edwards. La situazione piu' difficile e' a Fallujah, dove recenti bombardamenti hanno colpito un ospedale e l'acquedotto, mentre le violenze crescenti rendono sempre piu' difficile portare gli aiuti. "Abbiamo il bisogno urgente di accelerare la nostra risposta - ha concluso il portavoce Unhcr - che e' difficile per tre ragioni: il deteriorarsi della sicurezza che rende difficile raggiungere i bisognosi di aiuto, la dispersione dei profughi in quasi tutto il pease e la scarsezza delle donazioni".
"Le autorita' locali dicono che 28 camion-cisterna di acqua potabile arrivano ogni giorno nell'area, ma questo soddisfa appena il 50% del fabbisogno", ha spiegato Edwards. La situazione piu' difficile e' a Fallujah, dove recenti bombardamenti hanno colpito un ospedale e l'acquedotto, mentre le violenze crescenti rendono sempre piu' difficile portare gli aiuti. "Abbiamo il bisogno urgente di accelerare la nostra risposta - ha concluso il portavoce Unhcr - che e' difficile per tre ragioni: il deteriorarsi della sicurezza che rende difficile raggiungere i bisognosi di aiuto, la dispersione dei profughi in quasi tutto il pease e la scarsezza delle donazioni".
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