Prosegue per il terzo giorno consecutivo, a breve distanza dal confine con l'Egitto, la protesta inscenata in Israele da un migliaio di migranti originari di Sudan ed Eritrea che denunciano la "condizioni di detenzione disumane e a tempo indefinito" di cui affermano di essere oggetto nel centro di accoglienza forzata di Holot (Neghev).
Ieri i dimostranti (che si sono raccolti in una rada boscaglia a Nitzana, a poche centinaia di metri dal Sinai) hanno ricevuto una visita di funzionari dell'agenzia dell'Onu per i profughi (Unhcr).
"Tenteremo di varcare il confine con l'Egitto se le nostre richieste non saranno accolte", affermano i portavoce della protesta in un documento inoltrato alle agenzia di stampa. Venerdì i dimostranti hanno abbandonato il centro di Holot (dove si trovano 2.300 internati degli oltre 50 mila africani immigrati in Israele) e hanno improvvisato una Marcia della Libertà verso il Sinai egiziano, ma sono stati bloccati da reparti dell'esercito. Accampatisi in un'area desertica, hanno ricevuto acqua e viveri da un kibbutz israeliano vicino.
"Ma le nostre condizioni fisiche sono molto dure" precisano nel documento inoltrato alla stampa. Ad Israele chiedono che finalmente riconosca loro lo status di profughi e, in primo luogo, che liberi immediatamente quanti di loro sono detenuti nella prigione di Saharonim (Neghev) o ospitati nel Centro di accoglienza di Holot.
Secondo Haaretz nei confronti di uno dei dirigenti della protesta, Mutassim Ali, è stato emesso un mandato di arresto. La radio militare aggiunge che in teoria i dimostranti rischiano da questo pomeriggio di essere arrestati in massa e trasferiti nel carcere di Saharonim, dove potrebbero essere detenuti di tre mesi. Ma Israele, secondo la emittente, preferisce ancora cercare una soluzione mediata ed evitare una repressione violenta dalla protesta.
"Tenteremo di varcare il confine con l'Egitto se le nostre richieste non saranno accolte", affermano i portavoce della protesta in un documento inoltrato alle agenzia di stampa. Venerdì i dimostranti hanno abbandonato il centro di Holot (dove si trovano 2.300 internati degli oltre 50 mila africani immigrati in Israele) e hanno improvvisato una Marcia della Libertà verso il Sinai egiziano, ma sono stati bloccati da reparti dell'esercito. Accampatisi in un'area desertica, hanno ricevuto acqua e viveri da un kibbutz israeliano vicino.
"Ma le nostre condizioni fisiche sono molto dure" precisano nel documento inoltrato alla stampa. Ad Israele chiedono che finalmente riconosca loro lo status di profughi e, in primo luogo, che liberi immediatamente quanti di loro sono detenuti nella prigione di Saharonim (Neghev) o ospitati nel Centro di accoglienza di Holot.
Secondo Haaretz nei confronti di uno dei dirigenti della protesta, Mutassim Ali, è stato emesso un mandato di arresto. La radio militare aggiunge che in teoria i dimostranti rischiano da questo pomeriggio di essere arrestati in massa e trasferiti nel carcere di Saharonim, dove potrebbero essere detenuti di tre mesi. Ma Israele, secondo la emittente, preferisce ancora cercare una soluzione mediata ed evitare una repressione violenta dalla protesta.
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