Da maggio, ci sono 120 detenuti politici palestinesi in sciopero della fame nelle carceri israeliane. Si trovano in regime di "detenzione amministrativa". Una misura antidemocratica, da "stato di eccezione", che prevede l'incarcerazione per un periodo indeterminato, senza accusa né processo. Per il governo israeliano si tratta di qualcosa di necessario, dettato da motivi di sicurezza interna.
Ban Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki moon, ha detto che c'è grossa preoccupazione "per le notizie riguardanti il peggioramento della salute dei detenuti amministrativi palestinesi che sono in sciopero della fame da oltre un mese. Il segretario ribadisce la sua posizione in merito: i prigionieri devono essere equamente processati o rilasciati immediatamente" (Via Aljazeera).
La misura adottata da Israele, in aperta violazione della Quarta Convenzione di Ginevra, preoccupa l'Onu anche per un altro motivo. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, sta appoggiando un disegno di legge in discussione alla Knesset (il parlamento), che prevede l'alimentazione forzata dei prigionieri in sciopero della fame. Un trattamento che viola palesemente i diritti umani e che comporta rischi altissimi per la salute dei detenuti. La minaccia di giungere all'approvazione un tale dispositivo, una mostruosa aberrazione giuridica, è arrivata questa settimana dall’ufficio del primo ministro israeliano.
Yoel Hadar, consigliere di Netanyahu, ha illustrato alla stampa la proposta di legge. L’obiettivo di Tal Aviv, come riportato da Nena News, è quello di rendere cogente per i giudici l'autorizzazione all’alimentazione forzata, qualora fossero a rischio la salute dei detenuti e gli interessi dello Stato.
A tutto ciò si aggiungono già una serie di misure non molto differenti da quelle adottate nel carcere di Guantanamo. I prigionieri non possono incontrare i legali, non possono avere alcuna comunicazione con il mondo esterno e vengono tradotti continuamente da un carcere all'altro.[...]
La misura adottata da Israele, in aperta violazione della Quarta Convenzione di Ginevra, preoccupa l'Onu anche per un altro motivo. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, sta appoggiando un disegno di legge in discussione alla Knesset (il parlamento), che prevede l'alimentazione forzata dei prigionieri in sciopero della fame. Un trattamento che viola palesemente i diritti umani e che comporta rischi altissimi per la salute dei detenuti. La minaccia di giungere all'approvazione un tale dispositivo, una mostruosa aberrazione giuridica, è arrivata questa settimana dall’ufficio del primo ministro israeliano.
Yoel Hadar, consigliere di Netanyahu, ha illustrato alla stampa la proposta di legge. L’obiettivo di Tal Aviv, come riportato da Nena News, è quello di rendere cogente per i giudici l'autorizzazione all’alimentazione forzata, qualora fossero a rischio la salute dei detenuti e gli interessi dello Stato.
A tutto ciò si aggiungono già una serie di misure non molto differenti da quelle adottate nel carcere di Guantanamo. I prigionieri non possono incontrare i legali, non possono avere alcuna comunicazione con il mondo esterno e vengono tradotti continuamente da un carcere all'altro.[...]
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