Quattro morti accertati (due uomini, una donna e un bambino), tredici tratti in salvo e una trentina dispersi dispersi. E' il bilancio del nuovo naufragio avvenuto nel mar Egeo. Ne dà notizia con “sconcerto e preoccupazione” l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati (Unhcr).
Le vittime sono certamente uomini e donne che avevano diritto all'asilo politico. Si trattava infatti di afghani e di siriani. L'Unhcr sottolinea che, dall'inizio dell'anno, nell'Egeo sono morte annegate 42 persone e che “un numero crescente di rifugiati in fuga dalla Siria e da altre zone di conflitto sceglie tratti tragitti pericolosi nel tentativo di raggiungere la sicurezza in Europa”.
Pochi giorni fa, venerdì scorso, l'Agenzia dell'Onu ha pubblicato un rapporto in cui esorta l'Europa a fare di più per aiutare i rifugiati siriani e in particolare sollecita gli Stati “a garantire l'accesso al proprio territorio, a procedure di asilo eque ed efficaci e a offrire adeguate condizioni di accoglienza, nonché protezione e sicurezza per i rifugiati in fuga dal conflitto in Siria”.
Secondo le informazioni diffuse dalla Guardia Costiera greca, il nuovo naufragio è avvenuto proprio venerdì nelle prime ore del mattino a nord ovest dell'isola di Samos. L'imbarcazione era partita dalle coste turche. I tredici sopravvissuti sono stati portati nelle isole di Samos e Chios.
Alcuni sono stati ricoverati in ospedale, tra cui un adolescente afghano in gravi condizioni. “I sopravvissuti – scrive l'Unhcr - sono in condizioni psicologiche disastrose, a causa della perdita dei loro familiari. Chiedono che le operazioni di ricerca e soccorso proseguano”.
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