Florence (Arizona) – Dopo il flop record di una iniezione letale in Arizona, scatta nello stato americano una moratoria temporanea della pena di morte. La governatore Jan Brewer ha ordinato al dipartimento delle prigioni di riesaminare l’esecuzione di Joseph R. Wood, il condannato che ha impiegato quasi due ore a morire, mentre l’Attorney General Tom Horne ha annunciato che non firmerà più’ mandati di morte fintanto che il riesame non sara’ ultimato: “Motivi precauzionali”.
Joseph R. Wood, condannato per due omicidi, e’ morto sul lettino dell’iniezione killer 152 minuti dopo l’inizio dell’esecuzione e dopo aver boccheggiato e rantolato per oltre 600 volte “cercando l’aria come un pesce fuor d’acqua”, secondo il racconto di un testimone. La direzione del carcere-fortezza di Florence Charles Ryan ha detto che le procedure seguite dal boia sono state “da manuale”, con “i cateteri infilati perfettamente nelle vene” e “senza che ci fosse alcuna fuoriuscita di liquido”, come era invece avvenuto con Clayton Lockett, il detenuto protagonista in aprile di un’altra esecuzione flop in Oklahoma.
A poche settimane dalla ripresa all’Onu del dibattito sulla moratoria della pena di morte (una priorita’ per l’Italia), il fiasco dell’Arizona ha riaperto la polemica sulla pena di morte e sull’uso negli Stati Uniti di farmaci non testati dal momento che quelli usati nel cocktail tradizionale di tre veleni sono diventati indisponibili. “Un problema e’ che non conosciamo la catena di custodia di questi farmaci e dove fossero conservati”, ha detto al New York Times Mark Heath, anestesista della Columbia University. L’esecuzione di Wood e’ stata la quarta dall’inizio dell’anno a presentare problemi: la stessa combinazione di idromorfone, un’antidolorifico derivato dall’oppio, e del sedativo midazolam, era stata impiegata in Ohio, un’altra iniezione letale durata ben oltre la media, in gennaio.
Difficile dire cosa sia successo stavolta: secondo Heath, una possibilita’ e’ che “i farmaci non funzionano come ci immaginiamo se somministrati in alte dosi”. E dal momento che queste dosi sono usate solo con le iniezioni letali “siamo in un terreno dove tutti lavorano al buio”.
Nelle iniezioni letali, d’altra parte, i dosaggi sono finora variati da stato a stato: la Florida usa 500 milligrammi di midazolam mentre l’Ohio inizialmente aveva detto che ne avrebbe usati dieci, per salire a 50 dopo l’esecuzione fallita di Dennis McGuire (26 minuti di agonia) in gennaio. L’Oklahoma usa 100 milligrammi, l’Arizona 50. Segreta in ogni caso e’ la provenienza dei farmaci, un problema nuovamente sollevato nei giorni scorsi dall’organizzazione abolizionista italiana Nessuno Tocchi Caino: “Le societa’ farmaceutiche multinazionali, dopo una nostra campagna, hanno bloccato le forniture delle sostanze usate per compiere le esecuzioni capitali e ora sono laboratori farmaceutici locali a fornire i farmaci, ma non se ne conosce la natura e non si conoscono le reazioni degli stessi farmaci”, aveva dichiarato Sergio D’Elia in occasione della presentazione annuale del rapporto sulla pena di morte messo a punto dall’associazione.
Blog Link: 24/07/14 USA - Pena di morte, in Arizona un detenuto muore dopo 2 ore di sofferenze L'agonia più lunga in una esecuzione in USA
A poche settimane dalla ripresa all’Onu del dibattito sulla moratoria della pena di morte (una priorita’ per l’Italia), il fiasco dell’Arizona ha riaperto la polemica sulla pena di morte e sull’uso negli Stati Uniti di farmaci non testati dal momento che quelli usati nel cocktail tradizionale di tre veleni sono diventati indisponibili. “Un problema e’ che non conosciamo la catena di custodia di questi farmaci e dove fossero conservati”, ha detto al New York Times Mark Heath, anestesista della Columbia University. L’esecuzione di Wood e’ stata la quarta dall’inizio dell’anno a presentare problemi: la stessa combinazione di idromorfone, un’antidolorifico derivato dall’oppio, e del sedativo midazolam, era stata impiegata in Ohio, un’altra iniezione letale durata ben oltre la media, in gennaio.
Difficile dire cosa sia successo stavolta: secondo Heath, una possibilita’ e’ che “i farmaci non funzionano come ci immaginiamo se somministrati in alte dosi”. E dal momento che queste dosi sono usate solo con le iniezioni letali “siamo in un terreno dove tutti lavorano al buio”.
Nelle iniezioni letali, d’altra parte, i dosaggi sono finora variati da stato a stato: la Florida usa 500 milligrammi di midazolam mentre l’Ohio inizialmente aveva detto che ne avrebbe usati dieci, per salire a 50 dopo l’esecuzione fallita di Dennis McGuire (26 minuti di agonia) in gennaio. L’Oklahoma usa 100 milligrammi, l’Arizona 50. Segreta in ogni caso e’ la provenienza dei farmaci, un problema nuovamente sollevato nei giorni scorsi dall’organizzazione abolizionista italiana Nessuno Tocchi Caino: “Le societa’ farmaceutiche multinazionali, dopo una nostra campagna, hanno bloccato le forniture delle sostanze usate per compiere le esecuzioni capitali e ora sono laboratori farmaceutici locali a fornire i farmaci, ma non se ne conosce la natura e non si conoscono le reazioni degli stessi farmaci”, aveva dichiarato Sergio D’Elia in occasione della presentazione annuale del rapporto sulla pena di morte messo a punto dall’associazione.
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