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Aggiornamento al 28 agosto: al quarto giorno di sciopero della fame, Abdulhadi Al-Khawaja ha perso conoscenza.
Da tre giorni Abdulhadi Al-Khawaja, il più noto difensore dei diritti umani del Bahrein, condannato all’ergastolo il 22 giugno 2011, è di nuovo in sciopero della fame per protestare contro la sua “detenzione arbitraria”. Ha comunicato ai suoi familiari che si limiterà ad assumere acqua e rifiuterà “di essere trasferito in ospedale o nell’infermeria così come di essere alimentato via flebo”.
Il 29 gennaio 2012, Al-Khawaja aveva dato vita a uno sciopero della fame durato 110 giorni, nel corso del quale era stato sottoposto ad alimentazione forzata attraverso procedure particolarmente dolorose.
Al-Khawaja, già presidente del Centro per i diritti umani del Bahrein e fondatore del Centro per i diritti umani del Golfo, è stato tra i protagonisti della “primavera” del piccolo regno del Golfo persico, iniziata il giorno di San Valentino del 2011 e repressa con estrema violenza, grazie anche all’intervento di truppe saudite del Consiglio di Cooperazione del Golfo.
Arrestato il 9 aprile 2011 nel corso di una violenza irruzione della polizia nella sua abitazione della capitale Manama, ha trascorso alcune settimane in isolamento nel corso delle quali è stato brutalmente torturato, riportando quattro fratture al volto.
La condanna all’ergastolo (per “organizzazione e direzione di un gruppo terrorista” e “tentativo di rovesciare il governo con la forza e in collaborazione con un gruppo terrorista legato a uno stato estero”) gli è stata inflitta da un tribunale militare al termine di un processo segnato da gravi irregolarità.
Per Amnesty International, Abdulhadi Al-Khawaja è un prigioniero di coscienza. Non avrebbe dovuto trascorrere neanche un minuto in carcere. Ora rischia nuovamente la vita per difendere i suoi diritti alla libertà d’espressione, di associazione e di manifestazione pacifica.
Il 25 agosto, 11 organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno sollecitato il re del Bahrein a rilasciare Abdullah al-Khawaja e altri 12 attivisti e difensori dei diritti umani che stanno scontando lunghe pene detentive e a fornire loro cure mediche e psicologiche per le torture subite durante l’arresto e nel corso della detenzione.
Riccardo Noury
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