Dall'inizio del conflitto siriano Amman ha ospitato più di mezzo milione di profughi. L'accoglienza però è stata negata ai palestinesi cui il governo vieta l'ingresso violando gli obblighi internazionali. La denuncia di Human Rights Watch
Roma - Due conflitti, uno nella terra d'origine e l'altro nella terra d'adozione. È questa la situazione di migliaia di palestinesi residenti in Siria che sfuggono alle atrocità del conflitto e cercano rifugio in Giordania. Ma dal gennaio 2013 Amman ha ufficialmente vietato loro l'ingresso, contraddicendo la fama di stato "accogliente" e soprattutto violando i suoi obblighi internazionali. È questa l'accusa lanciata da Human Rights Watch che in un rapporto intitolato "Not welcome. Il trattamento della Giordania verso i palestinesi in fuga dalla Siria" riporta testimonianze di profughi deportati in Siria, privati dei documenti o respinti alla frontiera.
Due pesi, due misure. Dall'inizio del conflitto siriano, la Giordania ha ospitato più di seicentomila rifugiati diventando il primo Paese dell'area per accoglienza. Ma, a differenza della politica attuata nei confronti dei siriani, nel 2013 Amman ha formalmente vietato l'ingresso ai palestinesi. Prima dello scoppio del conflitto l'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione (Unrwa) aveva registrato la presenza di circa 520 mila palestinesi in territorio siriano, la maggior parte residenti in villaggi nel sud della Siria o a Yarmouk, un campo profughi nella periferia di Damasco, entrambe zone fortemente colpite dalla guerra.
Respinti e deportati. In accordo con la decisione del governo, le forze di sicurezza giordane respingono sistematicamente i palestinesi alla frontiera. E quelli che provano a entrare con passaporti falsi o attraverso le strade del contrabbando, vengono in molti casi arrestati e ricondotti forzatamente in Siria. Nonostante la politica di non ammissione, sono circa 14 mila i palestinesi che dalla Siria sono riusciti ad arrivare in Giordania. Tra questi circa 1.300 erano entrati prima del gennaio 2013. Ma a differenza dei siriani, i palestinesi non possono risiedere legalmente nei campi profughi, né lavorare: una condizione che li rende spesso vittime di abusi e sfruttamento. Human Rights Watch ha documentato la deportazione forzata di profughi palestinesi a Cyber City, una struttura nel nord del paese dove attualmente risiedono circa 180 palestinesi e 200 siriani. Ogni due o tre settimane questi ultimi possono uscire per andare a trovare i familiari che risiedono in altre città, mentre i palestinesi possono lasciare Cyber City solo per far ritorno in Siria.
Un elefante in una stanza. Circa il 40% della popolazione giordana è di origine palestinese. Un equilibrio da preservare e che finora, secondo il governo del primo ministro Abdullah Ensour, ha garantito la stabilità del Paese. "La Giordania - ha detto Ensour prima dello scoppio del conflitto tra Hamas e lo Stato ebraico - non è il luogo dove risolvere i problemi di Israele. I palestinesi dovrebbero rimanere in Siria fino alla fine della crisi". Come la Giordania, anche altri paesi confinanti con la Siria applicano forti restrizioni nei confronti dei profughi palestinesi. "La situazione dei palestinesi - afferma Nadim Houry, vicedirettore dell'Hrw per il Medio Oriente - è come l'elefante nella stanza di cui nessuno vuol parlare. Ma a nessun rifugiato, palestinese o siriano, dovrebbe esser negato il permesso di mettersi in salvo dalla guerra".
Dimenticare "Settembre nero". A causa del conflitto tra le truppe di Amman e i guerriglieri fedayyin palestinesi del "Settembre nero", negli anni '70 molti palestinesi lasciarono la Giordania e fuggirono in Siria, conservando la cittadinanza giordana. Le restrizioni del governo di Amman colpiscono anche questi ultimi. Hrw ha documentato il rientro coatto di alcuni palestinesi spogliati della cittadinanza giordana e ricondotti forzatamente in Siria. Senza documenti di identificazione i profughi respinti sono costretti a rimanere in piccoli villaggi di confine senza accesso all'assistenza umanitaria.
L'appello. Hrw accusa Amman di violare i suoi obblighi internazionali. Il Comitato esecutivo dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), di cui la Giordania è membro, ha adottato nel 1982 la conclusione 25 che afferma: "Il principio di non respingimento ha progressivamente acquisito il carattere di una norma imperativa del diritto internazionale". In base a questa norma Hrw esorta Amman a revocare la politica di non ammissione dei palestinesi in fuga dai conflitti e a dare loro libertà di movimento all'interno del Paese.
Due pesi, due misure. Dall'inizio del conflitto siriano, la Giordania ha ospitato più di seicentomila rifugiati diventando il primo Paese dell'area per accoglienza. Ma, a differenza della politica attuata nei confronti dei siriani, nel 2013 Amman ha formalmente vietato l'ingresso ai palestinesi. Prima dello scoppio del conflitto l'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione (Unrwa) aveva registrato la presenza di circa 520 mila palestinesi in territorio siriano, la maggior parte residenti in villaggi nel sud della Siria o a Yarmouk, un campo profughi nella periferia di Damasco, entrambe zone fortemente colpite dalla guerra.
Respinti e deportati. In accordo con la decisione del governo, le forze di sicurezza giordane respingono sistematicamente i palestinesi alla frontiera. E quelli che provano a entrare con passaporti falsi o attraverso le strade del contrabbando, vengono in molti casi arrestati e ricondotti forzatamente in Siria. Nonostante la politica di non ammissione, sono circa 14 mila i palestinesi che dalla Siria sono riusciti ad arrivare in Giordania. Tra questi circa 1.300 erano entrati prima del gennaio 2013. Ma a differenza dei siriani, i palestinesi non possono risiedere legalmente nei campi profughi, né lavorare: una condizione che li rende spesso vittime di abusi e sfruttamento. Human Rights Watch ha documentato la deportazione forzata di profughi palestinesi a Cyber City, una struttura nel nord del paese dove attualmente risiedono circa 180 palestinesi e 200 siriani. Ogni due o tre settimane questi ultimi possono uscire per andare a trovare i familiari che risiedono in altre città, mentre i palestinesi possono lasciare Cyber City solo per far ritorno in Siria.
Un elefante in una stanza. Circa il 40% della popolazione giordana è di origine palestinese. Un equilibrio da preservare e che finora, secondo il governo del primo ministro Abdullah Ensour, ha garantito la stabilità del Paese. "La Giordania - ha detto Ensour prima dello scoppio del conflitto tra Hamas e lo Stato ebraico - non è il luogo dove risolvere i problemi di Israele. I palestinesi dovrebbero rimanere in Siria fino alla fine della crisi". Come la Giordania, anche altri paesi confinanti con la Siria applicano forti restrizioni nei confronti dei profughi palestinesi. "La situazione dei palestinesi - afferma Nadim Houry, vicedirettore dell'Hrw per il Medio Oriente - è come l'elefante nella stanza di cui nessuno vuol parlare. Ma a nessun rifugiato, palestinese o siriano, dovrebbe esser negato il permesso di mettersi in salvo dalla guerra".
Dimenticare "Settembre nero". A causa del conflitto tra le truppe di Amman e i guerriglieri fedayyin palestinesi del "Settembre nero", negli anni '70 molti palestinesi lasciarono la Giordania e fuggirono in Siria, conservando la cittadinanza giordana. Le restrizioni del governo di Amman colpiscono anche questi ultimi. Hrw ha documentato il rientro coatto di alcuni palestinesi spogliati della cittadinanza giordana e ricondotti forzatamente in Siria. Senza documenti di identificazione i profughi respinti sono costretti a rimanere in piccoli villaggi di confine senza accesso all'assistenza umanitaria.
L'appello. Hrw accusa Amman di violare i suoi obblighi internazionali. Il Comitato esecutivo dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), di cui la Giordania è membro, ha adottato nel 1982 la conclusione 25 che afferma: "Il principio di non respingimento ha progressivamente acquisito il carattere di una norma imperativa del diritto internazionale". In base a questa norma Hrw esorta Amman a revocare la politica di non ammissione dei palestinesi in fuga dai conflitti e a dare loro libertà di movimento all'interno del Paese.
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