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La mattina del 18 agosto almeno 11 detenuti sono stati impiccati nella prigione Qezel Hessar nella città di Karaj (ad ovest di Teheran). Sono stati resi noti i nomi di quattro delle vittime: Hamed Rabii, Milad Rabii, Ebrahim e Mansour.
Domenica pomeriggio, in seguito al trasferimento dei loro compagni di cella nella sala delle esecuzioni, numerosi detenuti del secondo reparto della prigione di Qezel Hessar hanno inscenato una protesta. Forze speciali antisommossa li hanno attaccati e hanno aperto immediatamente il fuoco, uccidendo o ferendo decine di loro. Secondo resoconti iniziali, almeno cinque detenuti sono stati uccisi.
Le forze speciali hanno circondato il secondo e il terzo reparto della prigione, dove si trovano i detenuti dei bracci della morte. Nello stesso tempo, forze di repressione hanno attaccato i familiari dei prigionieri che si erano radunati all'esterno per protestare contro le uccisioni dei loro figli, e hanno cercato di disperderli lanciando gas lacrimogeni e sparando in aria.
La signora Maryam Rajavi, Presidente-eletta della Resistenza Iraniana, ha detto che le esecuzioni arbitrarie e di massa dei prigionieri e l'aprire il fuoco su persone inermi riflettono la crudeltà del fascismo religioso al potere in Iran da una parte, e le sue vulnerabilità e disperazione dall'altra. La signora Rajavi ha aggiunto che con torture, esecuzioni, intimidazione e terrore i criminali mullah stanno tentando di fermare l'aumento delle proteste popolari.
Evidenziando che il silenzio della comunità internazionale di fronte a queste atrocità ha ferito la coscienza del pubblico mondiale, la signora Rajavi ha rivolto un appello al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, al loro Segretario Generale, all'Unione Europea, agli Stati Uniti e a tutte le organizzazioni per i diritti umani affinché condannino con decisione tali crimini. Ella ha affermato che continuare ed espandere i legami economici con il regime clericale deve avvenire a condizione di un blocco delle esecuzioni e del miglioramento della situazione dei diritti umani in Iran. La signora Rajavi ha aggiunto: "Chiudere gli occhi sugli abusi dei diritti umani in Iran con il pretesto di impegnarsi in colloqui sul nucleare non farebbe che incoraggiare i mullah al potere a perpetrare più atrocità e a continuare il suo disprezzo per le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu".
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