Nel corso degli ultimi 10 giorni decine di migliaia di persone appartenenti alla minoranza Yazida hanno attraversato il confine tra Semalka/Peshkabour, dopo essere transitate dalla Siria, fino al governatorato di Dohuk nell’ Iraq del nord.
Un numero crescente di Yazidi (circa 15mila) hanno cercato protezione all’interno della Siria, dove l’Unhcr opera insieme alle Ong ed ai partner locali per fornire loro assistenza. «La situazione degli Yazidi rimane molto dinamica e problematica, ed è di importanza vitale che le persone riescano a ricevere aiuto e protezione», afferma in una nota l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Antonio Guterres - Stiamo facendo tutto il possibile in circostanze molto difficili per rispondere ai bisogni immediati’’.
In Siria, in risposta alla situazione degli Yazidi in Iraq, l’Alto Commissarito delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha iniziato a trasferire i nuovi rifugiati dalla zona di confine al campo di Newroz, vicino ad Al Qamishli, circa 60 km ad ovest. I rifugiati arrivano esausti e profondamente traumatizzati, continua la nota dell’Unhcr: «I piedi coperti di vesciche, dopo aver passato giorni sulle montagne del Sinjar esposti a temperature elvatissime senza cibo né acqua a disposizione e avendo poi dovuto camminare per giorni prima di trovare rifugio. Sono deboli, assetati e affamati, in particolare le donne e i bambini e molti di loro hanno ferite non medicate».
Dopo qualche giorno di permanenza nel campo molti fanno ritorno in Iraq per ricongiungersi con i familiari nella zona di Dohuk, nel Kurdistan del nord, ma altre migliaia continuano ad arrivare. Molte famiglie di rifugiati, spiega ancora l’Unhcr, sono state separate durante la fuga, sparpagliate tra Sinjar, la Siria, la regione del Kurdistan, bambini sono stati strappati ai loro genitori, uccisi, rapiti, o disperse nel caos.
La maggior parte dei bambini sono ora con i loro nonni, cugini o parenti lontani. Molti dei rifugiati raccontano di aver dovuto lasciare i loro anziani perchè non riuscivano a portarli e sono ansiosi di sapere se sono ancora vivi. Altri che sono riusciti a trovare protezione nel campo raccontano di donne e ragazze costrette a rimanere e vendute. Le famiglie raccontano dell’uccisione dei loro ragazzi. Le comunità locali siriane hanno accolto i rifugiati, fornendo trasporto, cucinando pasti caldi nelle loro case, consegnandoli nei campi e donando vestiti.
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