La Cina favorisce le violazioni dei diritti dell'uomo in diversi paesi dell'Africa e dell'Asia esportando strumenti di tortura utilizzati durante gli interrogatori e in carcere. Secondo un documento diffuso oggi da Amnesty International circa 130 aziende cinesi - erano neppure 30 solo dieci anni fa - producono ed esportano strumenti di tortura come manganelli elettrici, manette per polsi e caviglie delle vittime, sedie che immobilizzano i detenuti.
Alcuni di questi articoli commercializzati "sono intrinsecamente crudeli e disumani e dovrebbero quindi essere vietati", sottolinea Amnesty. Molti di questi strumenti vengono utilizzati dalla polizia in Cambogia, dalle forze di sicurezza in Nepal e Tailandia, sottolinea l'ong. Un'azienda denominata China Xinxing import-export ha indicato di avere rapporti commerciali con più di 40 paesi africani, fra i quali Ghana, Egitto, Senegal e Madagascar.
"Il sistema di esportazione cinese ha consentito la proliferazione del commercio di strumenti di tortura e di repressione", deplora Amnesty International, invitando le autorità cinesi a "riformare la normativa commerciale per mettere fine al trasferimento irresponsabile di questi materiali".
"Il sistema di esportazione cinese ha consentito la proliferazione del commercio di strumenti di tortura e di repressione", deplora Amnesty International, invitando le autorità cinesi a "riformare la normativa commerciale per mettere fine al trasferimento irresponsabile di questi materiali".
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