Centinaia di studenti delle scuole secondarie si sono uniti da oggi alle manifestazioni in corso degli studenti universitari che protestano contro il rifiuto di Pechino di concedere alla popolazione la piena scelta del leader locale attraverso elezioni a suffragio universale nel 2017.
Dopo le prime manifestazioni di lunedì nel campus dell’Università cinese, a Nord del territorio, e le successive manifestazioni attorno al palazzo del governo e nel distretto finanziario di Central, la notte scorsa la residenza del capo dell’esecutivo Leung Chun-ying è stata assediata pacificamente da 800 studenti dei 4000 che, secondo fonti degli organizzatori, l’avevano circondata in serata.
Da questa mattina, 500 studenti medi si sono radunati attorno al complesso di edifici del governo gridando slogan e parlando con i giornalisti. Uno sviluppo nuovo nelle iniziative di protesta contro le pressioni cinesi sulle libertà civili e democratiche garantite dagli accordi sino-britannici e dalla sua mini-Costituzione (Legge base) fino al giugno 2047.
Un crescendo di azioni anticipato, soprattutto davanti al rifiuto di Leung di incontrare i leader del movimento studentesco, la cui protesta dovrebbe raccordarsi con quella del movimento Occupy Central che nei prossimi giorni e almeno fino al 1° ottobre (data della nascita della Repubblica popolare cinese) potrebbe bloccare le attività di Central, essenziali non solo all’ex colonia britannica, ma all’intera Cina.
Da questa mattina, 500 studenti medi si sono radunati attorno al complesso di edifici del governo gridando slogan e parlando con i giornalisti. Uno sviluppo nuovo nelle iniziative di protesta contro le pressioni cinesi sulle libertà civili e democratiche garantite dagli accordi sino-britannici e dalla sua mini-Costituzione (Legge base) fino al giugno 2047.
Un crescendo di azioni anticipato, soprattutto davanti al rifiuto di Leung di incontrare i leader del movimento studentesco, la cui protesta dovrebbe raccordarsi con quella del movimento Occupy Central che nei prossimi giorni e almeno fino al 1° ottobre (data della nascita della Repubblica popolare cinese) potrebbe bloccare le attività di Central, essenziali non solo all’ex colonia britannica, ma all’intera Cina.
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