Il presidente Thein Sein aveva garantito la liberazione di tutti i detenuti per reati di coscienza entro la fine del 2013. In realtà, il numero è aumentato ed è destinato a salire anche in questi ultimi mesi dell'anno. Al momento vi sono 122 persone a processo per reati di natura "politica". Ad agosto 28 nuovi processi, cinque detenuti torturati in carcere.
A dispetto delle promesse del presidente Thein Sein, che aveva annunciato la liberazione di tutti i detenuti politici dalle carceri birmane entro la fine del 2013, il numero dei prigionieri per reati di pensiero, opinione o coscienza è "aumentato rispetto allo scorso anno". È quanto denunciano gli attivisti di Assistance Association for Political Prisoners (Aapp - Burma), fra i più importanti gruppi della dissidenza in Myanmar a operare in favore dei detenuti politici.
In un resoconto mensile inviato ad Asia News, i leader del movimento riferiscono che al momento vi sono almeno 84 detenuti politici sparsi nelle carceri del Paese; al contempo, vi sono altri 122 attivisti a processo con accuse di natura "politica". Il rapporto, che si basa su dati raccolti sino alla fine di agosto, prevede inoltre che "il numero dei prigionieri politici è destinato a crescere nell'ultimo periodo di questo 2014".
Fondatore e anima di Aapp è Tate Naing, attuale segretario, già leader della rivolta studentesca nel 1988 e condannato a tre anni di carcere nel '90 per attività politiche. Da ex detenuto politico, egli ha fondato l'associazione che ha base lungo il confine fra Tailandia e Myanmar e, in tutti questi anni, ha fornito un puntuale resoconto sulla situazione nelle carceri birmane.
Il rapporto intende richiamare l'attenzione delle Cancellerie occidentali, convinte a torto che il problema dei prigionieri politici, dei diritti umani e della democrazia in Myanmar sia già risolto. La "pressione internazionale" sul governo birmano affinché mantenga le promesse e onori i propri impegni, avvertono i leader del movimento, è "essenziale" per "promuovere le libertà civili" e continuare il cammino di riforme. Anche e soprattutto, in vista delle elezioni generali e presidenziali del 2015.
Secondo quanto riferiscono i leader di Aapp la crescita nel numero di arresti e condanne per reati di natura politica è in larga misura da attribuire all'uso della controversa Sezione 18, inserita nella Legge quadro sul diritto di assemblea e processione pacifica. Si tratta di una norma ad hoc per colpire l'attivismo politico e, a dispetto degli emendamenti approvati nel giugno scorso, essa "concede troppo margine di manovra alle autorità".
In un resoconto mensile inviato ad Asia News, i leader del movimento riferiscono che al momento vi sono almeno 84 detenuti politici sparsi nelle carceri del Paese; al contempo, vi sono altri 122 attivisti a processo con accuse di natura "politica". Il rapporto, che si basa su dati raccolti sino alla fine di agosto, prevede inoltre che "il numero dei prigionieri politici è destinato a crescere nell'ultimo periodo di questo 2014".
Fondatore e anima di Aapp è Tate Naing, attuale segretario, già leader della rivolta studentesca nel 1988 e condannato a tre anni di carcere nel '90 per attività politiche. Da ex detenuto politico, egli ha fondato l'associazione che ha base lungo il confine fra Tailandia e Myanmar e, in tutti questi anni, ha fornito un puntuale resoconto sulla situazione nelle carceri birmane.
Il rapporto intende richiamare l'attenzione delle Cancellerie occidentali, convinte a torto che il problema dei prigionieri politici, dei diritti umani e della democrazia in Myanmar sia già risolto. La "pressione internazionale" sul governo birmano affinché mantenga le promesse e onori i propri impegni, avvertono i leader del movimento, è "essenziale" per "promuovere le libertà civili" e continuare il cammino di riforme. Anche e soprattutto, in vista delle elezioni generali e presidenziali del 2015.
Secondo quanto riferiscono i leader di Aapp la crescita nel numero di arresti e condanne per reati di natura politica è in larga misura da attribuire all'uso della controversa Sezione 18, inserita nella Legge quadro sul diritto di assemblea e processione pacifica. Si tratta di una norma ad hoc per colpire l'attivismo politico e, a dispetto degli emendamenti approvati nel giugno scorso, essa "concede troppo margine di manovra alle autorità".
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