Ginevra - L'OIM presenta oggi il rapporto di “Fatal Journeys: Tracking lives lost during Migration,” la raccolta di dati più aggiornata al mondo relativamente ai decessi di migranti, per terra e per mare.
Secondo le stime presentate nel rapporto, sono quasi 40.000 i migranti morti dal 2000: un dato preoccupante, per cui l’OIM rivolge ai Governi di tutto il mondo un appello a contrastare questo fenomeno.
“Il nostro messaggio è chiaro: tanti migranti stanno morendo,” afferma il Direttore Generale dell’OIM William Lacy Swing, “è arrivato il momento di fare di più che contare il numero delle vittime. E’ tempo di fare fronte comune affinché i migranti in gravi difficoltà non debbano subire violenze.”
Il lavoro di ricerca cha ha portato alla pubblicazione di “Fatal Journeys” - rapporto di circa 200 pagine - è cominciato con la tragedia dell’ottobre del 2013 quando più di 400 migranti morirono nei due naufragi vicino all’isola italiana di Lampedusa. Lo studio, effettuato nell’ambito del progetto dell’OIM “Missing Migrants Project”, mostra come l’Europa sia la destinazione più pericolosa al mondo per i migranti “irregolari”: dal 2000 sono oltre 22.000 i migranti che hanno perso la vita durante i pericolosi viaggi attraverso il mar Mediterraneo.
Oltre a raccogliere dati sui migranti morti nel mondo, il Missing Migrants Project dell’OIM è parte di uno sforzo maggiore volto ad aumentare l’utilizzo dei social media per coinvolgere le comunità di tutto il mondo. Con il tragico naufragio di questo mese a Malta, gli uffici dell’OIM in tutto il mondo hanno ricevuto chiamate ed e-mail da tutta Europa e dal Medio Oriente da parte di familiari alla ricerca di informazioni sui loro parenti dispersi, molti dei quali si teme siano deceduti.
Inoltre, il Missing Migrants Project sarà utilizzato come deterrente, per cercare di evitare che altre potenziali vittime intraprendano questi viaggi pericolosi.
“Le persone stanno già cercando su Facebook informazioni riguardo ai migranti dispersi. Sappiamo inoltre che molti migranti diventano vittime di traffico usando Facebook ” riferisce il portavoce dell’OIM Leonard Doyle. “Vogliamo trasformare #MissingMigrants in uno strumento efficace per scoraggiare i migranti a intraprendere questi viaggi pericolosi in futuro. Non verranno utilizzati poster o spot alla radio, ma si userà il mezzo più efficace e convincente a disposizione: le voci dei sopravvissuti e dei familiari dei migranti dispersi.”
I dati riportati in “Fatal Journeys” riferiscono come il bilancio delle vittime in Europa sia salito a quasi 4.000 decessi dall’inizio del 2013, e ammonti a più di 22.000 dal 2000. La ricerca dell’OIM riporta che dal 2000 sono avvenuti quasi 6.000 decessi lungo il confine tra Stati Uniti e Messico e che altri 3.000 decessi sono stati registrati in altre aree come Africa Sub-Sahariana e nelle acque dell’Oceano Indiano.
Si ritiene tuttavia che il numero reale delle vittime sia superiore rispetto a quanto si sia riuscito a indicare in “Fatal Journeys”. Ci sono poche statistiche dettagliate a disposizione, poiché la raccolta di dati sui decessi dei migranti non è stata finora considerata una priorità dai Governi.
“Nonostante grandi somme di denaro siano spese per raccogliere informazioni sulla migrazione e sul controllo delle frontiere, sono infatti pochi i Governi che hanno raccolto e pubblicato dati su questo tragico fenomeno,” ha detto Frank Laczko, autore di “Fatal Journeys” e Responsabile dell’Unità per le Ricerche sulla Migrazione dell’OIM. Molti incidenti hanno luogo in regioni remote e spesso non se ne ha notizia.
Nessuna organizzazione a livello globale è al momento responsabile del monitoraggio sistematico del numero di decessi che avvengono. I dati tendono a essere sporadici, e sono diverse le organizzazioni che si occupano di rilevare i decessi. Alcuni esperti ritengono che per ogni corpo ritrovato ce ne siano almeno altri due dei quali non si viene mai a conoscenza.
L’OIM ritiene che la pubblicazione di “Fatal Journeys” contribuirà a gettare luce su quella che può essere considerata un’epidemia crescente di crimini contro i migranti. E’ un buon punto di partenza per poter comcinciare a comprendere in modo più accurato ciò che accade alle vittime. Le informazioni che verranno raccolte potrebbero inoltre essere utili alle autorità per a identificare e perseguire i responsabili di questi crimini.
“E’ paradossale, in un momento storico in cui una persona su sette al mondo è un migrante, vedere quanto sia dura la risposta del mondo “sviluppato” nei confronti della migrazione”, afferma il Direttore Generale Swing. “Le limitate opportunità disponibili per poter migrare in modo sicuro e regolare spingono gli aspiranti migranti nelle mani dei trafficanti, i quali alimentano un mercato senza scrupoli che minaccia le vite delle persone più disperate.”
Il Direttore Swing conclude: “Dobbiamo porre termine a questo fenomeno. I migranti irregolari non sono criminali ma esseri umani che hanno bisogno di protezione e assistenza, e meritano rispetto”.ù
“Il nostro messaggio è chiaro: tanti migranti stanno morendo,” afferma il Direttore Generale dell’OIM William Lacy Swing, “è arrivato il momento di fare di più che contare il numero delle vittime. E’ tempo di fare fronte comune affinché i migranti in gravi difficoltà non debbano subire violenze.”
Il lavoro di ricerca cha ha portato alla pubblicazione di “Fatal Journeys” - rapporto di circa 200 pagine - è cominciato con la tragedia dell’ottobre del 2013 quando più di 400 migranti morirono nei due naufragi vicino all’isola italiana di Lampedusa. Lo studio, effettuato nell’ambito del progetto dell’OIM “Missing Migrants Project”, mostra come l’Europa sia la destinazione più pericolosa al mondo per i migranti “irregolari”: dal 2000 sono oltre 22.000 i migranti che hanno perso la vita durante i pericolosi viaggi attraverso il mar Mediterraneo.
Oltre a raccogliere dati sui migranti morti nel mondo, il Missing Migrants Project dell’OIM è parte di uno sforzo maggiore volto ad aumentare l’utilizzo dei social media per coinvolgere le comunità di tutto il mondo. Con il tragico naufragio di questo mese a Malta, gli uffici dell’OIM in tutto il mondo hanno ricevuto chiamate ed e-mail da tutta Europa e dal Medio Oriente da parte di familiari alla ricerca di informazioni sui loro parenti dispersi, molti dei quali si teme siano deceduti.
Inoltre, il Missing Migrants Project sarà utilizzato come deterrente, per cercare di evitare che altre potenziali vittime intraprendano questi viaggi pericolosi.
“Le persone stanno già cercando su Facebook informazioni riguardo ai migranti dispersi. Sappiamo inoltre che molti migranti diventano vittime di traffico usando Facebook ” riferisce il portavoce dell’OIM Leonard Doyle. “Vogliamo trasformare #MissingMigrants in uno strumento efficace per scoraggiare i migranti a intraprendere questi viaggi pericolosi in futuro. Non verranno utilizzati poster o spot alla radio, ma si userà il mezzo più efficace e convincente a disposizione: le voci dei sopravvissuti e dei familiari dei migranti dispersi.”
I dati riportati in “Fatal Journeys” riferiscono come il bilancio delle vittime in Europa sia salito a quasi 4.000 decessi dall’inizio del 2013, e ammonti a più di 22.000 dal 2000. La ricerca dell’OIM riporta che dal 2000 sono avvenuti quasi 6.000 decessi lungo il confine tra Stati Uniti e Messico e che altri 3.000 decessi sono stati registrati in altre aree come Africa Sub-Sahariana e nelle acque dell’Oceano Indiano.
Si ritiene tuttavia che il numero reale delle vittime sia superiore rispetto a quanto si sia riuscito a indicare in “Fatal Journeys”. Ci sono poche statistiche dettagliate a disposizione, poiché la raccolta di dati sui decessi dei migranti non è stata finora considerata una priorità dai Governi.
“Nonostante grandi somme di denaro siano spese per raccogliere informazioni sulla migrazione e sul controllo delle frontiere, sono infatti pochi i Governi che hanno raccolto e pubblicato dati su questo tragico fenomeno,” ha detto Frank Laczko, autore di “Fatal Journeys” e Responsabile dell’Unità per le Ricerche sulla Migrazione dell’OIM. Molti incidenti hanno luogo in regioni remote e spesso non se ne ha notizia.
Nessuna organizzazione a livello globale è al momento responsabile del monitoraggio sistematico del numero di decessi che avvengono. I dati tendono a essere sporadici, e sono diverse le organizzazioni che si occupano di rilevare i decessi. Alcuni esperti ritengono che per ogni corpo ritrovato ce ne siano almeno altri due dei quali non si viene mai a conoscenza.
L’OIM ritiene che la pubblicazione di “Fatal Journeys” contribuirà a gettare luce su quella che può essere considerata un’epidemia crescente di crimini contro i migranti. E’ un buon punto di partenza per poter comcinciare a comprendere in modo più accurato ciò che accade alle vittime. Le informazioni che verranno raccolte potrebbero inoltre essere utili alle autorità per a identificare e perseguire i responsabili di questi crimini.
“E’ paradossale, in un momento storico in cui una persona su sette al mondo è un migrante, vedere quanto sia dura la risposta del mondo “sviluppato” nei confronti della migrazione”, afferma il Direttore Generale Swing. “Le limitate opportunità disponibili per poter migrare in modo sicuro e regolare spingono gli aspiranti migranti nelle mani dei trafficanti, i quali alimentano un mercato senza scrupoli che minaccia le vite delle persone più disperate.”
Il Direttore Swing conclude: “Dobbiamo porre termine a questo fenomeno. I migranti irregolari non sono criminali ma esseri umani che hanno bisogno di protezione e assistenza, e meritano rispetto”.ù
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.