Un'antica battaglia rispolverata con vigore. «Non aggiungiamo barbarie alla barbarie. Chiediamo a tutti i Paesi di unirsi a noi in questa battaglia di civiltà». Forte del fatto di venire da una regione, la Toscana, in cui la tradizione abolizionista è vecchia di secoli, il primo ministro Matteo Renzi ha lanciato dal podio dell'Assemblea generale un forte appello per la moratoria delle esecuzioni. «Da Cesare Beccaria a Matteo Renzi», ha sintetizzato il vicesegretario per i diritti umani Ivan Simonovic dopo l'intervento appassionato del premier.
«La sessione dell'Assemblea che ci troviamo ad aprire coinciderà con la presentazione di una nuova risoluzione per una moratoria delle esecuzioni. Mi auguro che il fronte dei Paesi che hanno scelto di sostenerla continui a crescere», ha detto Renzi riandando alla sua esperienza di Sindaco della città di Firenze, che per prima abolì la pena di morte nel 1786: «Motivo di orgoglio ogni mattina, salendo le scale di Palazzo Vecchio».
La pena di morte, come ha detto il segretario generale Ban Ki moon, «non ha posto nel 21esimo secolo», e tuttavia non bisogna abbassare la guardia. Renzi ne ha parlato in un incontro ad alto livello promosso dall'Italia con il numero due dell'Onu Jan Eliasson e il nuovo alto commissario per i Diritti Umani, il principe giordano Zeid al Hussein, con i i presidenti di Mongolia, Tunisia e il ministro degli esteri del Benin: paesi che di recente hanno rinunciato alle esecuzioni e in cui «la leadership ha fatto la differenza», ha detto il presidente mongolo Tsakhiagiin Elbegdorj. Mai prima d'ora all'Onu un evento sulla pena di morte aveva visto una partecipazione di così alto livello, ha osservato Simonovic rendendo omaggio al ruolo dell'Italia quando nel 2007 per la prima volta l'Onu approvò una risoluzione sulla moratoria.
«Ci sono segnali preoccupanti: paesi che avevano adottato una moratoria di fatto hanno ripreso le esecuzioni», ha detto Renzi: «Allo stesso tempo, paesi che continuano ad avere le esecuzioni nei codici hanno mostrato moderazione. Bisogna continuare a lavorare per evitare involuzioni nel voto del prossimo autunno». Con il sostegno di tutte le sue componenti - governo, parlamento, società civile (e qui Renzi ha reso omaggio alle campagne di Sant'Egidio), l'Italia «è stata in prima linea fin dal primo giorno - era il 1994 quando la prima bozza di risoluzione fu presentata in Assemblea e perse per una manciata di voti - nelle campagne per fermare le esecuzioni con l'obiettivo della loro totale abolizione, ha ricordato il premier italiano: «Una priorità della nostra politica estera». L'obiettivo all'Onu è consolidare quella maggioranza di 111 Paesi che due anni fa si pronunciarono a favore della moratoria, sette in più rispetto al 2007 quando il primo documento passò con 104 sì: «Una risoluzione storica», ha ricordato Simonovic.
La pena di morte, come ha detto il segretario generale Ban Ki moon, «non ha posto nel 21esimo secolo», e tuttavia non bisogna abbassare la guardia. Renzi ne ha parlato in un incontro ad alto livello promosso dall'Italia con il numero due dell'Onu Jan Eliasson e il nuovo alto commissario per i Diritti Umani, il principe giordano Zeid al Hussein, con i i presidenti di Mongolia, Tunisia e il ministro degli esteri del Benin: paesi che di recente hanno rinunciato alle esecuzioni e in cui «la leadership ha fatto la differenza», ha detto il presidente mongolo Tsakhiagiin Elbegdorj. Mai prima d'ora all'Onu un evento sulla pena di morte aveva visto una partecipazione di così alto livello, ha osservato Simonovic rendendo omaggio al ruolo dell'Italia quando nel 2007 per la prima volta l'Onu approvò una risoluzione sulla moratoria.
«Ci sono segnali preoccupanti: paesi che avevano adottato una moratoria di fatto hanno ripreso le esecuzioni», ha detto Renzi: «Allo stesso tempo, paesi che continuano ad avere le esecuzioni nei codici hanno mostrato moderazione. Bisogna continuare a lavorare per evitare involuzioni nel voto del prossimo autunno». Con il sostegno di tutte le sue componenti - governo, parlamento, società civile (e qui Renzi ha reso omaggio alle campagne di Sant'Egidio), l'Italia «è stata in prima linea fin dal primo giorno - era il 1994 quando la prima bozza di risoluzione fu presentata in Assemblea e perse per una manciata di voti - nelle campagne per fermare le esecuzioni con l'obiettivo della loro totale abolizione, ha ricordato il premier italiano: «Una priorità della nostra politica estera». L'obiettivo all'Onu è consolidare quella maggioranza di 111 Paesi che due anni fa si pronunciarono a favore della moratoria, sette in più rispetto al 2007 quando il primo documento passò con 104 sì: «Una risoluzione storica», ha ricordato Simonovic.
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