Centinaia di minori sono arrestati ogni anno e costretti a vivere in celle sovraffollate con adulti sconosciuti. Spesso sono loro negati diritti fondamentai come istruzione e gioco, anche nei casi in cui la reclusione dura anni. L'allarme di Human Rights Watch.
Chi arriva in Tailandia in cerca di un futuro migliore o per fuggire da persecuzioni e guerre, spesso trova una cella dove i diritti umani vengono sistematicamente violati. Il trattamento non cambia in base al sesso e all'età, sono infatti centinaia i minorenni che vengono reclusi insieme ad adulti non appartenenti al nucleo familiare. Un report di Human Rights Watch - "Two Years with No Moon: Immigration Detention of Children in Thailand" - punta il dito contro il governo di Bangkok che usa la reclusione come deterrente per combattere l'immigrazione.
"Quando ce ne andremo?". La durata della detenzione dipende dallo stato di provenienza. Per coloro che arrivano da Paesi confinanti come Laos, Birmania e Cambogia, la permanenza dura solo pochi giorni al termine dei quali vengono rimpatriati forzatamente, anche se in patria rischiano la vita. L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni riferisce che sono circa 375.000 i bambini immigrati in Tailandia, compresi figli di lavoratori provenienti da Paesi limitrofi, minori rifugiati e richiedenti asilo.
La maggior parte dei richiedenti asilo arriva dalla Birmania e fugge dagli attacchi dell'esercito birmano nelle zone abitate da minoranze e dalla violenza settaria contro i Rohingya, un'etnia di religione islamica dell'Arakan. Altri rifugiati arrivano principalmente da Pakistan, Sri Lanka, Somalia e Siria. Per questi la durata della detenzione è nella maggior parte dei casi indefinita. Yanaal, un migrante recluso con la sua famiglia da sei mesi nel carcere per immigrati di Bangkok ha raccontato a Hrw: "Mia nipote di cinque anni mi ha chiesto: per quanto tempo dovrò restare? Passerò qui il resto della mia vita? Io non sapevo cosa risponderle".
"Quando ce ne andremo?". La durata della detenzione dipende dallo stato di provenienza. Per coloro che arrivano da Paesi confinanti come Laos, Birmania e Cambogia, la permanenza dura solo pochi giorni al termine dei quali vengono rimpatriati forzatamente, anche se in patria rischiano la vita. L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni riferisce che sono circa 375.000 i bambini immigrati in Tailandia, compresi figli di lavoratori provenienti da Paesi limitrofi, minori rifugiati e richiedenti asilo.
La maggior parte dei richiedenti asilo arriva dalla Birmania e fugge dagli attacchi dell'esercito birmano nelle zone abitate da minoranze e dalla violenza settaria contro i Rohingya, un'etnia di religione islamica dell'Arakan. Altri rifugiati arrivano principalmente da Pakistan, Sri Lanka, Somalia e Siria. Per questi la durata della detenzione è nella maggior parte dei casi indefinita. Yanaal, un migrante recluso con la sua famiglia da sei mesi nel carcere per immigrati di Bangkok ha raccontato a Hrw: "Mia nipote di cinque anni mi ha chiesto: per quanto tempo dovrò restare? Passerò qui il resto della mia vita? Io non sapevo cosa risponderle".
Mentre i vicini se ne vanno in fretta, coloro che arrivano da Paesi non contigui si trovano davanti a un bivio: o restare in prigione a tempo indeterminato con le loro famiglie sperando prima o poi di poter iniziare una nuova vita o pagare per tornare nel loro Paese dove temono di essere perseguitati. Inoltre raramente i migranti riescono a godere di un supporto legale per far valere il proprio diritto alla libertà.
Condizioni disumane. "I bambini migranti detenuti in Tailandia - afferma Alice Farmer, ricercatrice per i diritti dell'infanzia di Human Rights Watch e autrice del rapporto - stanno soffrendo inutilmente in celle sovraffollate, sporche, senza un'adeguata nutrizione, senza istruzione e senza lo spazio necessario per fare esercizio fisico. Queste prigioni non sono luoghi adatti per i figli degli immigrati". Le condizioni detentive minano non solo la salute psicologica, ma anche uno sviluppo fisico sano. L'alimentazione è insufficiente al fabbisogno energetico dei più piccoli, tanto che alcuni genitori ricorrono al mercato nero e si indebitano pur di assicurare ai propri figli abbastanza cibo.
Non ci sono spazi per giocare e muoversi e le celle sono così affollate che spesso i più piccoli non possono sdraiarsi neanche per dormire. Ignorando la Convenzione del fanciullo, nelle prigioni i bambini sono vittime di violenze da parte di guardie carcerarie e adulti con cui sono costretti a dividere le celle anche se non appartengono alla loro famiglia. "La cosa peggiore - racconta Cindy, una bambina detenuta dai 9 ai 12 anni - era che stavi intrappolato e bloccato. Ogni volta guardavo fuori, vedevo le persone che camminavano per le strade e speravo che un giorno sarei stata al loro posto".
Imprigionare per fermare il flusso migratorio. Per la sua posizione geografica e il boom economico degli ultimi anni, la Tailandia deve fare i conti con il forte aumento dei flussi migratori verso i suoi confini. "Bangkok deve affrontare numerose sfide poste dalla migrazione - sottolinea Hrw - e ha il diritto di controllare i propri confini. Ma deve farlo rispettando i diritti umani fondamentali, compreso il diritto alla libertà dalla prigionia arbitraria, il diritto all'unità familiare e gli standard minimi internazionali per le condizioni di detenzione".
Secondo la legge thailandese, tutti i migranti irregolari, anche se minorenni, possono essere arrestati e detenuti. Nel 2013, il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti del fanciullo ha esortato i governi a "cessare rapidamente e completamente la detenzione dei bambini sulla base del loro status di migranti", affermando che tale detenzione non è mai nell'interesse del bambino. "Data l'attuale crisi dei diritti umani in Tailandia - conclude Farmer - è facile ignorare la condizione dei minori migranti. Ma le autorità thailandesi devono affrontare questo problema, perché non si risolverà da solo". Inoltre, secondo Hrw, la Thailandia dovrebbe adottare immediatamente misure alternative alla detenzione, come ad esempio centri di accoglienza aperti e libertà condizionale. Queste misure costano meno della detenzione, rispettano i diritti dei bambini e proteggono il loro futuro.
di Chiara Nardinocchi
Condizioni disumane. "I bambini migranti detenuti in Tailandia - afferma Alice Farmer, ricercatrice per i diritti dell'infanzia di Human Rights Watch e autrice del rapporto - stanno soffrendo inutilmente in celle sovraffollate, sporche, senza un'adeguata nutrizione, senza istruzione e senza lo spazio necessario per fare esercizio fisico. Queste prigioni non sono luoghi adatti per i figli degli immigrati". Le condizioni detentive minano non solo la salute psicologica, ma anche uno sviluppo fisico sano. L'alimentazione è insufficiente al fabbisogno energetico dei più piccoli, tanto che alcuni genitori ricorrono al mercato nero e si indebitano pur di assicurare ai propri figli abbastanza cibo.
Non ci sono spazi per giocare e muoversi e le celle sono così affollate che spesso i più piccoli non possono sdraiarsi neanche per dormire. Ignorando la Convenzione del fanciullo, nelle prigioni i bambini sono vittime di violenze da parte di guardie carcerarie e adulti con cui sono costretti a dividere le celle anche se non appartengono alla loro famiglia. "La cosa peggiore - racconta Cindy, una bambina detenuta dai 9 ai 12 anni - era che stavi intrappolato e bloccato. Ogni volta guardavo fuori, vedevo le persone che camminavano per le strade e speravo che un giorno sarei stata al loro posto".
Imprigionare per fermare il flusso migratorio. Per la sua posizione geografica e il boom economico degli ultimi anni, la Tailandia deve fare i conti con il forte aumento dei flussi migratori verso i suoi confini. "Bangkok deve affrontare numerose sfide poste dalla migrazione - sottolinea Hrw - e ha il diritto di controllare i propri confini. Ma deve farlo rispettando i diritti umani fondamentali, compreso il diritto alla libertà dalla prigionia arbitraria, il diritto all'unità familiare e gli standard minimi internazionali per le condizioni di detenzione".
Secondo la legge thailandese, tutti i migranti irregolari, anche se minorenni, possono essere arrestati e detenuti. Nel 2013, il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti del fanciullo ha esortato i governi a "cessare rapidamente e completamente la detenzione dei bambini sulla base del loro status di migranti", affermando che tale detenzione non è mai nell'interesse del bambino. "Data l'attuale crisi dei diritti umani in Tailandia - conclude Farmer - è facile ignorare la condizione dei minori migranti. Ma le autorità thailandesi devono affrontare questo problema, perché non si risolverà da solo". Inoltre, secondo Hrw, la Thailandia dovrebbe adottare immediatamente misure alternative alla detenzione, come ad esempio centri di accoglienza aperti e libertà condizionale. Queste misure costano meno della detenzione, rispettano i diritti dei bambini e proteggono il loro futuro.
di Chiara Nardinocchi
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