Il ricorso è stato presentato da quattro migranti che nel 2008 furono respinti. "Atene non ha un sistema di asilo adeguato". A rischio provvedimenti sui rimpatri coatti
Roma - Italia condannata: i respingimenti coatti verso la Grecia sono illegittimi. Lo ha stabilito, ieri, la Corte Europea per i Diritti umani, accogliendo il ricorso presentato dall'associazione "Dirittiumanipertutti", che aveva fatto ricorso nel 2009 per 35 casi di respingimento in Grecia (32 afghani, un eritreo e due sudanesi) dai porti dell'Adriatico. Una sentenza destinata a fare giurisprudenza e a rivedere le politiche sul l'immigrazione e sui rimpatri coatti.
A far partire il ricorso furono Reza Karimi, Yasir Zaidi, Mozamil Azimi, e NajeebHeideri, tutti afgani. Grazie a delle associazioni e a degli avvocati riuscirono a presentare il caso nel 2009. A coordinare l'iniziativa Alessandra Sciurba, all'epoca responsabile dell'osservatorio anti discriminazione razziale di Venezia. "E' una vittoria storica, e importantissima - spiega - la Corte europea ha condannato l'Italia e la Grecia per quei respingimenti, per violazione dell'articolo 3 (tortura e trattamenti inumani e degradanti), per divieto di espulsioni collettive e per violazione dell'articolo 13 (diritto a un ricorso effettivo). Ora nessuno potrà più essere respinto, altrimenti andrà contro l'esito di questa sentenza".
Bocciato il principio della Grecia come “paese sicuro” che metteva a riparo le autorità italiane per praticare il “respingimento con affido al comandante”. Lì i migranti hanno dovuto affrontare un sistema di asilo disfunzionale e condizioni di detenzione abusive. Una pratica diffusa quella di rispedire dai porti dell'Adriatico uomini e donne appena arrivati, senza verificare l'esistenza delle condizioni di asilo e senza compilare nessun documento.
Allora, "Dirittiumanipertutti", con una delegazione di tre persone si era recata a Patrasso, in Grecia. Qui, aveva raccolto le testimonianze e le firme dei 35 respinti. Poi, gli atti erano stati affidati a un legale di Genova, l'avvocato Alessandra Ballerini, che si è presa carico del ricorso. Molte di quelle persone, come spiega Sciurba, in quegli anni si sono perse. Ma con quattro di loro si sono tenuti i contatti. "In Grecia non si può avere accesso all'asilo politico - continua Sciurba - quindi l'accordo siglato tra Italia e Grecia non poteva essere legittimo. Quel che conta è che da domani nessuno potrà essere respinto e rimpatriato come fatto in passato".
Il caso fu sollevato anche in Parlamento. La deputata del Pd, Sandra Zampa, presentò un'interrogazione sulla vicenda: "Non ci fu nessuna risposta, anzi fu messa in giro la voce che la storia fosse una bufala. Ma poi quando la commissione bicamerale Infanzia indagò fu chiara l'ampiezza del fenomeno. Maroni, all'epoca ministro dell'Interno, negava l'esistenza dei respingimenti".
Bocciato il principio della Grecia come “paese sicuro” che metteva a riparo le autorità italiane per praticare il “respingimento con affido al comandante”. Lì i migranti hanno dovuto affrontare un sistema di asilo disfunzionale e condizioni di detenzione abusive. Una pratica diffusa quella di rispedire dai porti dell'Adriatico uomini e donne appena arrivati, senza verificare l'esistenza delle condizioni di asilo e senza compilare nessun documento.
Allora, "Dirittiumanipertutti", con una delegazione di tre persone si era recata a Patrasso, in Grecia. Qui, aveva raccolto le testimonianze e le firme dei 35 respinti. Poi, gli atti erano stati affidati a un legale di Genova, l'avvocato Alessandra Ballerini, che si è presa carico del ricorso. Molte di quelle persone, come spiega Sciurba, in quegli anni si sono perse. Ma con quattro di loro si sono tenuti i contatti. "In Grecia non si può avere accesso all'asilo politico - continua Sciurba - quindi l'accordo siglato tra Italia e Grecia non poteva essere legittimo. Quel che conta è che da domani nessuno potrà essere respinto e rimpatriato come fatto in passato".
Il caso fu sollevato anche in Parlamento. La deputata del Pd, Sandra Zampa, presentò un'interrogazione sulla vicenda: "Non ci fu nessuna risposta, anzi fu messa in giro la voce che la storia fosse una bufala. Ma poi quando la commissione bicamerale Infanzia indagò fu chiara l'ampiezza del fenomeno. Maroni, all'epoca ministro dell'Interno, negava l'esistenza dei respingimenti".
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