Uccise il suo stupratore. Ihr: «Continuare gli sforzi per salvare la giovane».
È stata rinviata di 10 giorni la preannunciata impiccagione di Reyhaneh Jabbari, la giovane iraniana condannata a morte per aver ucciso l'uomo che stava tentando di stuprarla.
Lo ha riferito il sito di Iran human rights (Ihr), organizzazione per la difesa dei diritti umani che sta seguendo la vicenda.
Lo ha riferito il sito di Iran human rights (Ihr), organizzazione per la difesa dei diritti umani che sta seguendo la vicenda.
L'esecuzione della donna di 26 anni è stata solo «rinviata» ha sottolineato Ihr chiedendo una prosecuzione degli sforzi per far revocare la condanna.
L'organizzazione precisa che Jabbari ha lasciato il carcere di Rajaishahr, ad ovest di Teheran, dove era stata trasferita il 29 settembre per essere impiccata il mattino successivo.
La giovane è stata riportata alla prigione Gharchak di Varamin, a sud della capitale.
L'organizzazione precisa che Jabbari ha lasciato il carcere di Rajaishahr, ad ovest di Teheran, dove era stata trasferita il 29 settembre per essere impiccata il mattino successivo.
La giovane è stata riportata alla prigione Gharchak di Varamin, a sud della capitale.
APPELLI INTERNAZIONALI PER REVOCARE LA CONDANNA. L'annuncio dell'esecuzione, fatto dalla madre di Reyhaneh sulla sua pagina Facebook, ha innescato vari appelli internazionali perché fosse revocata la condanna.
Ihr ha sostenuto che «decine di persone si sono radunate fuori della prigione di Rajaishahr per protestare contro l'esecuzione: alla fine la famiglia di Reyhaneh è stata avvertita del rinvio».
La giovane era stata arrestata nel 2007 per l'uccisione a coltellate di un dipendente del ministero dei Servizi segreti iraniano, Morteza Abdolali Sarbandi, che secondo la più ricorrente sintesi delle argomentazioni della difesa stava cercando di violentarla.
Nel 2009 la ragazza era stata condannata a morte applicando il qesas, la legge del taglione, con sentenza confermata dalla Corte suprema quello stesso anno. C'era già stato un rinvio dell'impiccagione il 15 aprile scorso.
Nel 2009 la ragazza era stata condannata a morte applicando il qesas, la legge del taglione, con sentenza confermata dalla Corte suprema quello stesso anno. C'era già stato un rinvio dell'impiccagione il 15 aprile scorso.
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