A giugno scorso lo Stato islamico (ex Isil) ha ucciso circa 600 detenuti sciiti uomini della prigione di Badoosh vicino Mossul, la seconda città più grande dell'Iraq. È quanto denuncia Human Rights Watch (Hrw), spiegando che i detenuti sono stati costretti in massa a inginocchiarsi sull'orlo di un burrone e poi sono stati uccisi a colpi di armi automatiche. La ricostruzione dei fatti fornita da Hrw si fonda su interviste fatte ai sopravvissuti.

Tra i prigionieri uccisi c'erano anche alcuni curdi e yazidi, riferiscono ancora i 15 sopravvissuti intervistati. I detenuti si trovavano in carcere per vari tipi di reati, da omicidio ad aggressione a reati non legati alla violenza.
Prima di separare i gruppi, i militanti hanno caricato fino a 1.500 persone su alcuni furgoni e li hanno portati in una zona di deserto isolata a circa due chilometri dalla prigione. Poi, dopo avere portato via diverse centinaia di persone dai furgoni, hanno costretto gli sciiti a mettersi in fila lungo il ciglio del dirupo e li hanno contati ad alta voce prima di sparare colpi di armi automatiche. "Un proiettile mi ha colpito la testa e sono caduto a terra, a quel punto ho sentito un altro proiettile colpirmi il braccio", racconta uno dei sopravvissuti. "Sono rimasto in stato di incoscienza per cinque minuti, una persona davanti a me è stata colpita alla testa e il proiettile è passato dall'altra parte, è caduto davanti a me", ricorda. I prigionieri sopravvissuti sono fra 30 e 40, la maggior parte dei quali sono rotolati giù nella valle fingendo di essere morti o si sono riparati in mezzo ai corpi degli altri detenuti.
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