Roma - Nascono sotto un tendone, in un campo profughi, senza certificato di nascita: siriani ma nati in Libano, che diventa così la loro terra d'esilio. Sono i 'bebè' profughi, bimbi siriani che vedono la luce in Libano, paese dove la madre si è rifugiata. Come Maram, siriana, costretta a lasciare il proprio Paese in seguito alla guerra.
Ha dato alla luce una bimba, nel campo profughi di Arsal, nel nord del Libano. Ma la gioia di essere diventata mamma non fa dimenticare la sua difficile situazione di rifugiata.
"Sarà ciò che Dio vuole. Il nostro futuro di rifugiati è nelle sue mani, fino a che la situazione non sarà migliore". Sono più di un milione i profughi siriani in Libano, fuggiti da una sanguinosa guerra che si trascina oramai da tre anni. Medici senza frontiere ha aperto un reparto maternità all'interno del campo di Arsal. Questa infermiera, Maria Luz Ruiz, ha seguito 27 parti in 5 settimane.
"La maternità è una cosa importantissima per le donne siriane. Prima di tutto diciamo loro quanto sia importante essere incinte. E poi quando partoriscono vediamo che sono molto felici". Ma per i bebè la vita si fa dura fin dall'inizio: le difficili condizioni sanitarie nel campo profughi, per i più grandi nessun accesso alla scuola. Solamente compagni con cui giocare.
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