"La loro lotta si iscrive nella tradizione di Gandhi. La stanno mantenendo e portando avanti". Per questo il Premio Nobel per la Pace va a Malala Yousafzai, la giovane attivista pakistana e all'attivista indiano Kailash Satyarthi.
Ad annunciarlo il presidente del comitato per il nobel, Thorbjoern Jagland. La ragazzina pakistana è stata vittima di un attentato talebano nel 2009 quando aveva solo 12 anni (perché difendeva il diritto delle bambine allo studio nella valle dello Swat). "Nonostante la sua giovane età (è infatti la vincitrice più giovane dell'ambito premio) Malala Yousafzay ha già combattuto diversi anni per il diritto delle bambine all'istruzione ed ha mostrato con l'esempio che anche bambini e giovani possono contribuire a cambiare la loro situazione. Cosa che ha fatto nelle circostanze più pericolose", spiega il presidente della giuria. "Attraverso la sua lotta eroica è diventata una portavoce importante del diritto delle bambine all'istruzione".
Premiato per la difesa dei diritti dei più piccoli anche Satyarthi, un attivista dei diritti umani di 60 anni, impegnato dagli anni '90 nella lotta contro il lavoro minorile con la sua organizzazione Bachpan Bachao Andolan. La sua azione ha permesso di liberare almeno 80.000 bambini dalla schiavitu', favorendone la reintegrazione sociale. "Per la lotta dei due attivisti contro l'oppressione dei bambini e dei giovani e per il diritto alla loro istruzione. I bambini devono andare a a scuola e non essere sfruttati economicamente" si legge, infatti, nella motivazione della commissione. "Conosco Malala personalmente e la inviterò a lavorare con me", ha detto Satyarthi parlando con i giornalisti a New Delhi dove vive con la famiglia. L'attivista ha poi ribadito che "è un momento di gioia per gli indiani e per i bambini".
"Una scelta difficile" ha confessato il segretario del Comitato norvegese per i Nobel, Geir Lundestad, parlando con Associated Press. Nella lista dei favoriti, infatti, oltre ai vincitori, anche il controverso ex agente della Nsa Edward Snowden e, naturalmente, Papa Francesco. Tra i candidati anche il gruppo pacifista "società di sostegno all'articolo 9", un gruppo giapponese (l'articolo nove della costituzione è quello che impedisce operazioni militari nipponiche all'estero) e il militante bielorusso per i diritti dell'uomo, Ales Beliatski. Tra gli outsider molti nomi da Angelina Jolie a Tony Blair, per finire con Facebook.
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