La crisi umanitaria in Siria, nata a seguito della guerra civile che da ormai quattro anni flagella la regione, non accenna a smettere. L’ONU ha stimato che oltre dieci milioni di persone hanno bisogno di aiuto e che il numero di quelle costrette a fuggire dalla loro terra ha superato i tre milioni. I paesi verso i quali fuggono i rifugiati siriani sono principalmente Giordania e Libano.
"I campi che accolgono i rifugiati in Giordania e del Libano sono “pericolosamente” sovraffollati e il rischio di violenze, malattie, stupri e fame cresce ogni giorno. Vista l’enorme presenza di rifugiati, il rischio che i due paesi subiscano una destabilizzazione è alto. Siamo preoccupati che le tensioni crescenti e l’aumento dei costi possano portare ad una chiusura permanente delle frontiere, a meno che non si aiutino concretamente i paesi che stanno accogliendo i profughi"In fuga, sono soprattutto donne e bambini: cercano una possibilità per ricominciare. Bizma Mohammed, una donna di trentasette anni, e sua sorella Nagwa Abdelhafz, di trentatré, sono arrivate in Giordania nel gennaio 2013, quando i combattimenti hanno colpito Dara, la città siriana dove vivevano. Hanno lasciato i mariti in Siria, preso i bambini e sono scappate.
Bizma si è rifugiata in Giordania con cinque figli e quattro nipoti, lasciandosi alle spalle tutto ciò che aveva di sicuro nella vita. Il marito, lavorava come autista ma ha deciso di restare a Dara per occuparsi dei suoi genitori. Anche il marito di Nagwa è rimasto in Siria e lei teme che possa essere stato arrestato, o peggio: non ha sue notizie da cinque mesi.
Bizma e Nagwa ricevono quattrocento dollari al mese dall’UNHCR, con i quali pagano affitto, cibo e bollette della famiglia. Dice Bizma:
"La vita è dura. Una volta abitavamo in un piccolo paese in cui conoscevamo tutti. I nostri mariti avevano entrambi un lavoro, e noi avevamo una vita serena!Le due donne stanno provando a ricominciare e a ricostruire una quotidianità. Uno dei figli di Bizma lavora in un ristorante due volte a settimana per cercare di guadagnare qualcosa in più e dare una mano in famiglia mentre Bizma e Nagwa hanno partecipato ai corsi di formazione avviati da ActionAid. Per tre mesi, insieme ad altre diciotto donne, hanno imparato a lavorare come estetiste e parrucchiere. Alla fine del corso, ActionAid ha fornito alle partecipanti circa 750 dollari per acquistare i materiali necessari ad avviare la loro attività. Da un mese, le due sorelle hanno cominciato ad avere i primi clienti:
"Speriamo che la nostra attività cresca, così potremo migliorare le nostre vite e assicurare un futuro ai nostri figli."Nella rovina, nella paura e nell’incertezza del domani, Bizma e Nagwa, come molte altre donne in tutto il mondo, si sono fatte forza e hanno trovato il modo di ricominciare. Per i proprio figli, per un futuro migliore. La forza delle donne non conosce confini.
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