Il governo danese vara un piano quadriennale per favorire i contatti tra detenuti e figli minori, con lo scopo di abbattere il tasso di recidiva. Prevista la copertura del costi di viaggio, case famiglia per ricucire i rapporti, corsi di sostegno alla genitorialità.

Numeri piccoli (visto che il 40% dei detenuti danesi ha figli minori, lassù si dovranno occupare "solo" di 4500 bambini) ma intuizione interessante, quella danese, che prende atto del fatto che spesso per vergogna i ragazzi rompono i legami con mamma e papà quando finiscono dietro le sbarre. E ricucire i traumi familiari è la via maestra, dicono gli esperti, per evitare che i condannati, dopo aver scontato la pena, ricadano in tentazione.
"I bambini sono spesso quelli che soffrono di più quando mamma o papà è in prigione", ha dichiarato il ministro della Giustizia Mette Frederiksen, "e un buon contatto durante la prigionia non può che contribuire ad attenuare la perdita, e contribuire a garantire che la madre o il padre non finiscano di nuovo dalla parte sbagliata della legge. Sono quindi lieto che sia stato deciso di destinare questi fondi a noi per aiutare i bambini dei detenuti e le loro famiglie".
Nel dettaglio, il governo di Copenaghen coprirà i costi di trasporto per i figli dei detenuti durante le visite nei centri di detenzione e nelle carceri; costruirà case-famiglia "temporanee" da 5-6 posti in cui sarà offerto sostegno educativo per genitori e bambini prima del loro rilascio; varerà programmi di sostegno alla genitorialità per detenuti con figli sia durante che dopo la detenzione.
di Gabriella Meroni
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