Human Rights Watch accusa l’esercito di Kiev di aver attaccato le milizie filorusse del Donbass utilizzando munizioni vietate dalla convenzione ONU. Non hanno firmato la convenzione Stati Uniti, Cina, Russia, India, Israele, Pakistan e Brasile. Tra gli Stati minori anche l’Ucraina
L’esercito ucraino ha utilizzato munizioni a grappolo in quartieri popolati da civili a Donetsk, nell’est dell’Ucraina. L’accusa questa volta non arriva dalle milizie filorusse arroccate nell’area del Donbass, ma direttamente da Human Rights Watch. Le indagini effettuate dall’organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, dimostrano che nelle offensive contro i separatisti le forze armate di Kiev hanno fatto un ampio uso di questo tipo di munizioni, che come detto nel sommario, sono vietate dalle convenzioni delle Nazioni Unite.
Si tratta di ordigni che possono essere sganciati dall’alto oppure con artiglieria da terra, ad esempio razzi o missili guidati. In ognuno di essi sono contenute delle submunizioni -le cosiddette bomblets- che vengono disperse a distanza al momento dell’esplosione dell’ordigno principale, il cluster. “Le ‘submunizioni’ vengono scagliate in maniera indiscriminata su una vasta area, in generare grande quanto un campo di calcio -spiega un ispettore di HRW- In questo modo chiunque sia presente nella zona al momento dell’attacco, combattenti o civili, rischia di rimanere ferito o di essere ucciso”.
Con l’entrata in vigore della convenzione ONU sulle bombe a grappolo il primo agosto del 2010 viene proibito a livello internazionale la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio di queste munizioni. Al momento sono 113 i Paesi che vi aderiscono. L’Italia ha ratificato l’accordo nel marzo del 2012. Tra questi, però, assurdo ma neppure tanto, non compaiono i più grandi produttori di armi del mondo e tra questi Stati Uniti, Cina, Russia, India, Israele, Pakistan e Brasile. Tra gli Stati minori presenti in questa poco nobile lista de spregiudicatezza etica, anche l’Ucraina.
Il 20 ottobre Amnesty International aveva rivelato atrocità e omicidi sommari commessi dalle parti in conflitto, puntando soprattutto il dito contro chi aveva di più fatto disinformazione accentuando il numero dei presunti massacri di civili. I fatti dicono che una parte consistente dell’Ucraina orientale è ormai in rovina. Donetsk, popolata da oltre un milione di persone, centro industriale ed energetico trainante per l’economia nazionale, oggi è una città fantasma. Una trincea: ieri una esplosione in prossimità di uno stabilimento chimico vicino all’aeroporto, dove vengono prodotti ordigni vari.
Ennio Remondino
Si tratta di ordigni che possono essere sganciati dall’alto oppure con artiglieria da terra, ad esempio razzi o missili guidati. In ognuno di essi sono contenute delle submunizioni -le cosiddette bomblets- che vengono disperse a distanza al momento dell’esplosione dell’ordigno principale, il cluster. “Le ‘submunizioni’ vengono scagliate in maniera indiscriminata su una vasta area, in generare grande quanto un campo di calcio -spiega un ispettore di HRW- In questo modo chiunque sia presente nella zona al momento dell’attacco, combattenti o civili, rischia di rimanere ferito o di essere ucciso”.
Con l’entrata in vigore della convenzione ONU sulle bombe a grappolo il primo agosto del 2010 viene proibito a livello internazionale la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio di queste munizioni. Al momento sono 113 i Paesi che vi aderiscono. L’Italia ha ratificato l’accordo nel marzo del 2012. Tra questi, però, assurdo ma neppure tanto, non compaiono i più grandi produttori di armi del mondo e tra questi Stati Uniti, Cina, Russia, India, Israele, Pakistan e Brasile. Tra gli Stati minori presenti in questa poco nobile lista de spregiudicatezza etica, anche l’Ucraina.
Il 20 ottobre Amnesty International aveva rivelato atrocità e omicidi sommari commessi dalle parti in conflitto, puntando soprattutto il dito contro chi aveva di più fatto disinformazione accentuando il numero dei presunti massacri di civili. I fatti dicono che una parte consistente dell’Ucraina orientale è ormai in rovina. Donetsk, popolata da oltre un milione di persone, centro industriale ed energetico trainante per l’economia nazionale, oggi è una città fantasma. Una trincea: ieri una esplosione in prossimità di uno stabilimento chimico vicino all’aeroporto, dove vengono prodotti ordigni vari.
Ennio Remondino
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