New York – Lo scorso 21 novembre la vasta maggioranza dei paesi del mondo ha dato l’appoggio alla risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per istituire una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione globale della pena di morte: 114 dei 193 stati membri hanno votato a favore della risoluzione, che verrà esaminata a dicembre dall’Assemblea Generale in sessione plenaria per la definitiva approvazione.
Per Chiara Sangiorgio, facente parte del Segretariato Internazionale di Amnesty International in qualità di esperta sulla pena di morte, non ci sono dubbi: «Il voto conferma che un numero sempre maggiore di paesi concorda sul fatto che la pena di morte è una violazione dei diritti umani che deve cessare. Il voto trasmette inoltre un messaggio chiaro alla minoranza dei paesi che ancora usa la pena capitale: siete sul lato sbagliato della storia».
Le fa eco Marco Impagliazzo, della Comunità di Sant’Egidio che saluta con grande soddisfazione il nuovo passo in avanti sperando che questo sia decisivo nel cammino verso l’abolizione della pena di morte. «L’Italia è da sempre in prima fila nella battaglia – commenta Impagliazzo – e vedo una nota positiva nella presenza, tra i nuovi Paesi che aderiscono per la prima volta alla moratoria, della Russia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, che non applica più la pena capitale fin dagli anni Novanta nonché l’adesione di paesi africani e asiatici. La Comunità di Sant’Egidio conduce da anni un’intensa opera di sensibilizzazione sui temi del rispetto dei diritti e della umanità della pena e oggi, con ancora più decisione, possiamo dire che non c’è giustizia senza vita».
Il voto espresso nel Terzo Comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si occupa di temi sociali, umanitari e relativi ai diritti umani è un importante indicatore di ciò che accadrà a dicembre, quando si attende che la risoluzione sia approvata in sessione plenaria. Seppur non vincolanti dal punto di vista legale, le risoluzioni dell’Assemblea Generale hanno un peso morale e politico considerevole con cui i grandi del Pianeta Terra devono fare i conti.
Le fa eco Marco Impagliazzo, della Comunità di Sant’Egidio che saluta con grande soddisfazione il nuovo passo in avanti sperando che questo sia decisivo nel cammino verso l’abolizione della pena di morte. «L’Italia è da sempre in prima fila nella battaglia – commenta Impagliazzo – e vedo una nota positiva nella presenza, tra i nuovi Paesi che aderiscono per la prima volta alla moratoria, della Russia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, che non applica più la pena capitale fin dagli anni Novanta nonché l’adesione di paesi africani e asiatici. La Comunità di Sant’Egidio conduce da anni un’intensa opera di sensibilizzazione sui temi del rispetto dei diritti e della umanità della pena e oggi, con ancora più decisione, possiamo dire che non c’è giustizia senza vita».
Il voto espresso nel Terzo Comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si occupa di temi sociali, umanitari e relativi ai diritti umani è un importante indicatore di ciò che accadrà a dicembre, quando si attende che la risoluzione sia approvata in sessione plenaria. Seppur non vincolanti dal punto di vista legale, le risoluzioni dell’Assemblea Generale hanno un peso morale e politico considerevole con cui i grandi del Pianeta Terra devono fare i conti.
di Alessandro Barba
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