Hanno tra i 12 e i 14 anni, eppure a sentirli parlare sembrano degli adulti. Nei loro occhi ci sono ancora tracce della paura che hanno provato scappando dalla loro Siria, e nei sorrisi stanchi e malinconici c’è la consapevolezza di chi sa di essere stato fortunato, malgrado il pavimento di fango sotto i piedi e la totale assenza di amici. Le storie di Bisan, Nagham, Abdul e Ibrahim – e di tutti gli altri minori scampati al massacro siriano – sono storie che tutti dovrebbero ascoltare, a cominciare dagli studenti nelle scuole.
Oggi, mentre il mondo celebra il 25esimo anniversario della Convenzione sui diritti dell`infanzia e dell`adolescenza, il conflitto in Siria è arrivato al giorno numero 1.346. Per 1.346 giorni, milioni di bambini siriani hanno sofferto in silenzio – e continuano a farlo. Secondo i dati di Save the Children, almeno 1,6 bambini sono scappati dal conflitto, diventando rifugiati nei paesi vicini, mentre più di 5 milioni hanno bisogno di assistenza umanitaria in Siria.
Nagham, 14 anni, rifugiata in Giordania
“Come mi sento? Mi sento lontana da casa. Volevo studiare letteratura inglese o legge. Ma non è successo, non sono riuscita a terminare i miei studi. Non ho amici qui in Giordania”.
Reda, 14 anni, rifugiato in Libano
“Avevo una rosa di Damasco nel nostro giardino: Ma sono fuggito quando hanno distrutto la casa, e non so se la mia rosa sia sopravvissuta […]. Qui siamo nove persone e viviamo in una tenda. Il pavimento è fatto di fango, e il tetto di nylon e sacchi […]. I miei sogni? Sentirmi sicuro come prima”.
Ibrahim, 14 anni, rifugiato in Giordania
“Sono due anni che non vado a scuola, da quando tutto è cominciato in Siria. Qui almeno è sicuro… lì non avevamo più nulla da mangiare. Ora devo proteggere il mio fratellino piccolo, lo amo così tanto”.
Abdul, 14 anni, rifugiato il Libano
“Ogni sera, prima di addormentarmi, penso a cosa ne sarà di noi”.
Bisan, 12 anni, rifugiata in Giordania
“In un bombardamento sono rimasta ferita… Ho avuto paura di perdere la gamba. Ora siamo diventati nomadi, non abbiamo un posto in cui andare”.
Nagham, 14 anni, rifugiata in Giordania
“Come mi sento? Mi sento lontana da casa. Volevo studiare letteratura inglese o legge. Ma non è successo, non sono riuscita a terminare i miei studi. Non ho amici qui in Giordania”.
Reda, 14 anni, rifugiato in Libano
“Avevo una rosa di Damasco nel nostro giardino: Ma sono fuggito quando hanno distrutto la casa, e non so se la mia rosa sia sopravvissuta […]. Qui siamo nove persone e viviamo in una tenda. Il pavimento è fatto di fango, e il tetto di nylon e sacchi […]. I miei sogni? Sentirmi sicuro come prima”.
Ibrahim, 14 anni, rifugiato in Giordania
“Sono due anni che non vado a scuola, da quando tutto è cominciato in Siria. Qui almeno è sicuro… lì non avevamo più nulla da mangiare. Ora devo proteggere il mio fratellino piccolo, lo amo così tanto”.
Abdul, 14 anni, rifugiato il Libano
“Ogni sera, prima di addormentarmi, penso a cosa ne sarà di noi”.
Bisan, 12 anni, rifugiata in Giordania
“In un bombardamento sono rimasta ferita… Ho avuto paura di perdere la gamba. Ora siamo diventati nomadi, non abbiamo un posto in cui andare”.
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