In Nigeria si susseguono sempre più frequenti e improvvisi gli attacchi del gruppo di terroristi islamici. Oltre 1,5 milioni di persone si è spostato all’interno del paese. Per le ong situazione allarmante per i profughi fuggiti oltre confine
Nairobi - I continui attacchi del gruppo di fondamentalisti islamici Boko Haram nel nord-est della Nigeria stanno mettendo a rischio di crisi umanitaria più di mezzo milione di persone, e sempre più gente sta lasciando i villaggi. Secondo le agenzie umanitarie presenti sul campo, il numero delle vittime continuerà a crescere poiché nulla viene fatto per fermare gli attacchi. “Dalla fine di agosto il movimento di ribelli ha preso il controllo dello stato di Adamawa, consolidando la sua presenza con atti violenti e costringendo centinaia di migliaia di persone a fuggire”, dice Sarah Ndikumana, direttore nazionale dell’International Rescue Committee, ong che offre assistenza ai rifugiati.
Per via degli attacchi, a detta di Ndikumana, molte persone sono rimaste senza accesso a cibo, acqua, riparo, assistenza medica e altre necessità quali vestiti e sapone. “Gli attacchi sono improvvisi, perciò la gente fugge portandosi dietro appena qualche maglietta. Non conoscono nessuno, non hanno nulla e spesso non riescono a ottenere nulla”.
L’ultima ondata di attacchi, avvenuta il 25 novembre a Maiduguri, la città più grande nello stato del Borno, si è conclusa con dozzine di vittime e moltissimi feriti. Secondo gruppi di volontari, almeno un milione e mezzo di persone si è spostato all’interno della Nigeria dal maggio 2013, quando per la prima volta il governo ha dichiarato lo stato di emergenza negli stati nordorientali di Adamawa, Borno e Yobe. Altri 150 mila hanno cercato rifugio nei vicini Ciad, Niger e Camerun, secondo il commissariato Onu per i rifugiati. L’ufficio per gli aiuti umanitari dell’Ue (Echo) pensa che questa cifra potrebbe ammontare a 180 mila.
Altri, sui quali non si hanno dati precisi, si suppone abbiano trovato rifugio in abitazioni di ripiego fra le comunità ospitanti nelle vicinanze. “Parecchi continuano a scappare dai villaggi, e nelle ultime settimane il numero è aumentato”, comunica Fernando Arroyo, direttore dell’ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha) in Nigeria.
I campi profughi al momento sono sovraffollati, e ce ne sono soltanto 12 ufficiali in Borno e 6 in Adamawa. Vi vivono più persone di quante ne possono contenere e i rifugiati non hanno accesso adeguato a cibo, acqua e servizi sanitari. Una tale mancanza di igiene ha portato a un aumento fra i rifugiati dei casi di colera, diarrea e altre malattie prevenibili, a detta del Movimento Internazionale Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.
Per via degli attacchi, a detta di Ndikumana, molte persone sono rimaste senza accesso a cibo, acqua, riparo, assistenza medica e altre necessità quali vestiti e sapone. “Gli attacchi sono improvvisi, perciò la gente fugge portandosi dietro appena qualche maglietta. Non conoscono nessuno, non hanno nulla e spesso non riescono a ottenere nulla”.
L’ultima ondata di attacchi, avvenuta il 25 novembre a Maiduguri, la città più grande nello stato del Borno, si è conclusa con dozzine di vittime e moltissimi feriti. Secondo gruppi di volontari, almeno un milione e mezzo di persone si è spostato all’interno della Nigeria dal maggio 2013, quando per la prima volta il governo ha dichiarato lo stato di emergenza negli stati nordorientali di Adamawa, Borno e Yobe. Altri 150 mila hanno cercato rifugio nei vicini Ciad, Niger e Camerun, secondo il commissariato Onu per i rifugiati. L’ufficio per gli aiuti umanitari dell’Ue (Echo) pensa che questa cifra potrebbe ammontare a 180 mila.
Altri, sui quali non si hanno dati precisi, si suppone abbiano trovato rifugio in abitazioni di ripiego fra le comunità ospitanti nelle vicinanze. “Parecchi continuano a scappare dai villaggi, e nelle ultime settimane il numero è aumentato”, comunica Fernando Arroyo, direttore dell’ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha) in Nigeria.
I campi profughi al momento sono sovraffollati, e ce ne sono soltanto 12 ufficiali in Borno e 6 in Adamawa. Vi vivono più persone di quante ne possono contenere e i rifugiati non hanno accesso adeguato a cibo, acqua e servizi sanitari. Una tale mancanza di igiene ha portato a un aumento fra i rifugiati dei casi di colera, diarrea e altre malattie prevenibili, a detta del Movimento Internazionale Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.
Per questo molti vengono cacciati dai campi e tornano a venire coinvolti negli attacchi. Secondo Arroyo “il problema è che sappiamo per certo che solo una minoranza arriva nei campi profughi, tutti gli altri cercano rifugio in comunità ospitanti, perciò è molto difficile rendersi conto di quanti siano, registrarli e fornire assistenza. La scarsità di cibo comunque resta il problema maggiore. L’Ocha ha stimato che nel 2014 più di cinque milioni di persone in 11 stati settentrionali della Nigeria non abbiano avuto cibo a sufficienza. Abbiamo paura che questo numero possa crescere a causa dei danni provocati nell’ultimo anno all’agricoltura e al commercio come raccolti distrutti, fattorie invase dai ribelli e abbandono generale dei campi.
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