In Cina iniziano ad emergere ammissioni ufficiali sul fenomeno degli innocenti condannati alla pena capitale. Un tribunale ha riconosciuto di aver messo a morte nel 1996 un ragazzo di 18 anni che era stato condannato per un crimine che non aveva commesso.
Il caso del giovane Hugjiltu, che come molte persone di origine mongola usa un solo nome, era già emerso nel 2005, quando un'altra persona ha confessato di essere il colpevole dello stupro, seguito da omicidio, per i quali il ragazzo era stato mandato al patibolo. In un comunicato ufficiale il tribunale della città di Hohhot, responsabile della condanna, ha affermato che la confessione estorta a suo tempo all'imputato non è "compatibile con l'autopsia della vittima".
La confessione è uno dei principi-chiave del processo penale cinese, che lo considera un elemento indispensabile - anche se non sufficiente - per ottenere clemenza. In Cina peraltro le assoluzioni sono estremamente rare: secondo gli avvocati cinesi, la percentuale di condanne è del 99,9%.
Il comunicato del tribunale afferma esplicitamente che "Hugjiltu è quindi dichiarato non colpevole". Secondo notizie non confermate, che sono state diffuse su Internet da residenti di Hohhot, ai suoi genitori sarebbe stato offerto un indennizzo di trentamila yuan (circa 3.900 euro).
Prima del caso del giovane mongolo, altri imputati messi a morte dal sistema giudiziario cinese sono risultati innocenti dopo alcuni anni. Weiqing An, un giovane di 23 anni, fu mandato al patibolo nel 1984 per uno stupro del quale un'altra persona si dichiarò responsabile poche settimane dopo l'esecuzione. Teng Xingshan fu messo a morte nel 1989 per l' assassinio di una donna che fu ritrovata viva 16 anni dopo l'esecuzione. Nel 2005, un uomo confessò alla polizia di Shijiazhuang, nella provincia dell'Hebei, di essere il colpevole di uno stupro e del successivo assassinio della vittima per il quale era stato giustiziato dieci anni prima Nie Shubin.
La confessione è uno dei principi-chiave del processo penale cinese, che lo considera un elemento indispensabile - anche se non sufficiente - per ottenere clemenza. In Cina peraltro le assoluzioni sono estremamente rare: secondo gli avvocati cinesi, la percentuale di condanne è del 99,9%.
Il comunicato del tribunale afferma esplicitamente che "Hugjiltu è quindi dichiarato non colpevole". Secondo notizie non confermate, che sono state diffuse su Internet da residenti di Hohhot, ai suoi genitori sarebbe stato offerto un indennizzo di trentamila yuan (circa 3.900 euro).
Prima del caso del giovane mongolo, altri imputati messi a morte dal sistema giudiziario cinese sono risultati innocenti dopo alcuni anni. Weiqing An, un giovane di 23 anni, fu mandato al patibolo nel 1984 per uno stupro del quale un'altra persona si dichiarò responsabile poche settimane dopo l'esecuzione. Teng Xingshan fu messo a morte nel 1989 per l' assassinio di una donna che fu ritrovata viva 16 anni dopo l'esecuzione. Nel 2005, un uomo confessò alla polizia di Shijiazhuang, nella provincia dell'Hebei, di essere il colpevole di uno stupro e del successivo assassinio della vittima per il quale era stato giustiziato dieci anni prima Nie Shubin.
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