Sale la tensione dentro il Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria alle porte di Roma dopo il cambio di gestione della struttura. A denunciarlo dopo una visita nel Centro la consigliera regionale Marta Bonafoni.
Sale la tensione nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria alle porte di Roma, che al momento ospita 76 uomini e 22 donne. Il passaggio di gestione dalla cooperativa Auxilium alla società Gepsa avvenuto appena cinque giorni sta creando disagi per i migranti detenuti nel centro: non viene fornito loro sapone e spazzolini da denti, niente abiti puliti e molti sono ancora vestiti con il kit estivo (ciabatte e pantaloncini) nonostante siamo in pieno inverno; le donne lamentano la carenza di assorbenti. Problemi anche con il pocket money, ovvero la piccola cifra che i reclusi hanno a disposizione per le piccole spese come telefonate e sigarette, passato da 3,5 euro al giorno a 2,5. A raccogliere le testimonianze Marta Bonafoni, consigliera regionale eletta nella lista Per il Lazio collegata al governatore Nicola Zingaretti, che ieri si è recata in visita nel Cie romano.
Il rischio è che la tensione e l'esasperazione crescente porti a nuovi episodi di rivolta o a gesti eclatanti, come quando nel dicembre dello scorso anno 13 migranti si cucirono la bocca. Per Bonafoni il problema è che la gara vinta dalla Gepsa è stata vinta c0n una corsa al ribasso: "l personale è passato dalle 67 unità di prima alle circa 35 di adesso, con turni di copresenza diurni di 7 persone, che scendono a 3 la notte. E tutto non per inadempienze della Gepsa, ma rispettando il capitolato della gara bandita dalla Prefettura di Roma. Proprio il tema della qualità e della trasparenza delle gare per gli appalti delle strutture per migranti e rifugiati è saltato all'attenzione della cronaca con l'inchiesta Mafia Capitale: un elemento in più per farci dire oggi che su queste materie va ripensata completamente la politica nazionale". Proprio per questo Bonafoni ha chiesto al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti di inoltrare formalmente una richiesta di chiarezza e informazione al Viminale.
Il rischio è che la tensione e l'esasperazione crescente porti a nuovi episodi di rivolta o a gesti eclatanti, come quando nel dicembre dello scorso anno 13 migranti si cucirono la bocca. Per Bonafoni il problema è che la gara vinta dalla Gepsa è stata vinta c0n una corsa al ribasso: "l personale è passato dalle 67 unità di prima alle circa 35 di adesso, con turni di copresenza diurni di 7 persone, che scendono a 3 la notte. E tutto non per inadempienze della Gepsa, ma rispettando il capitolato della gara bandita dalla Prefettura di Roma. Proprio il tema della qualità e della trasparenza delle gare per gli appalti delle strutture per migranti e rifugiati è saltato all'attenzione della cronaca con l'inchiesta Mafia Capitale: un elemento in più per farci dire oggi che su queste materie va ripensata completamente la politica nazionale". Proprio per questo Bonafoni ha chiesto al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti di inoltrare formalmente una richiesta di chiarezza e informazione al Viminale.
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