Uno negli Stati Uniti, la cui pena capitale è fissata per il 3 dicembre. L'altro in Bielorussia, potrebbe essere messo a morte in qualsiasi momento. Entrambi soffrono di turbe psichiche, ma nemmeno questo ha impedito la condanna. La Comunità di Sant'Egidio si mobilita per evitare loro il patibolo.
Scott Panetti |
Dal Colosseo di Roma al Cristo Redentore di Rio de Janeiro, da Lisbona a Betlemme, da Boston a Manila, da Hong Kong a tante capitali africane, in un'alleanza che ha unito amministrazioni locali e società civile. Ogni anno, il numero di adesioni cresce, così come avanza il cammino per cancellare la pena di morte dalla faccia della Terra.
Lo scorso 21 novembre, la III Commissione delle Nazioni Unite ha votato una nuova risoluzione per una moratoria sulle esecuzioni con 114 voti a favore su 193, cioè quattro in più rispetto a quella del 2012. Del resto, quando nel 1945 venne fondata l'Onu, solo 8 degli allora 51 Stati membri avevano abolito la pena capitale dal proprio ordinamento, mentre ora il numero degli abolizionisti per tutti i reati è 95, che sale a 137 considerando i Paesi che l'hanno abolita nella prassi.
Anche Papa Francesco è recentemente intervenuto per sostenere questo cammino verso la vita: "Tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà", ha detto, "sono chiamati a lottare per l'abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia".
Proprio in questi giorni arriva dalla Comunità di Sant'Egidio un appello a mobilitarsi, sottoscrivendo e diffondendo la petizione, contro due omicidi di Stato. Per Scott Panetti, 56 anni, è già iniziato il conto alla rovescia che lo porterà, il 3 dicembre, al patibolo nel braccio della morte di Huntsville, in Texas. Lo Stato americano in testa per il numero di esecuzioni ucciderà per iniezione letale un malato di mente per un assassinio di 22 anni fa.
Nel 1992, Scott Panetti si rade i capelli a zero, indossa una divisa militare ed esce di casa. Va nell'abitazione dei suoceri e li uccide per aver dato rifugio all'ex moglie e alla figlia di tre anni, che l'avevano lasciato per i suoi comportamenti violenti legati all'alcool. Poi si consegna alla polizia dicendo di aver agito sotto il controllo del "Sergente" e "le risate del demonio". Al processo, si presenta con un vestito viola da cowboy e rifiuta l'avvocato per difendersi da solo; chiama a deporre alcuni testimoni morti da anni, insieme al Papa, Gesù Cristo e John Fitzgerald Kennedy. Negli 11 anni precedenti l'omicidio, infatti, era già stato ricoverato 14 volte per problemi psichiatrici e aveva una diagnosi per schizofrenia. L'ex moglie stessa, scrisse alla Corte che Scott, nonostante gli avesse distrutto la vita, non doveva essere condannato a morte a causa delle sue condizioni mentali. Eppure, la scelta dei giudici fu per la pena capitale.
Nel 2004, il giorno prima dall'esecuzione, l'iniezione venne bloccata, mentre nel 2007 la Corte Suprema concesse il riesame del caso. L'anno dopo, il verdetto fu però il ripristino della pena capitale perché, disse il giudice, "Panetti era malato di mente quando commise il crimine e lo è ancora adesso. Ma aveva chiaro il nesso tra il suo crimine, la sentenza prevista per quel crimine e il nesso causale retributivo tra il primo e la seconda".
Tuttora, il dead man walking, "il morto che cammina" come chiamano negli Usa i detenuti nel braccio della morte, sente le voci ed è convinto che la direzione del carcere gli abbia impiantato un sistema d'intercettazione nei denti. Per l'annullamento della sua condanna, si sono appellati al Governatore Rick Perry psichiatri, ex togati, pubblici ministeri, l'Unione Europea, pastori evangelici e vescovi cattolici. Eppure, senza che il suo stato mentale fosse riesaminato, la scorsa settimana la Corte d'appello del Texas ha confermato l'omicidio di Stato per il 3 dicembre, con un voto di stretta misura dei giudici (5 a 4). Il New York Times ha scritto in un editoriale: "Una società civile non dovrebbe mettere a morte nessuno. Ma certamente non può pretendere di aderire ad alcuno standard morale accettabile di colpevolezza se uccide qualcuno come Scott Panetti".
L'altro appello lanciato dalla Comunità di Sant'Egidio riguarda invece la Bielorussia del dittatore Lukashenko, l'unica nazione in Europa che continua a uccidere per legge e dove vige ancora il segreto di Stato, retaggio della tradizione sovietica, e le notizie filtrano dalle prigioni tramite i parenti dei giustiziati o le organizzazioni internazionali molto tempo dopo la morte del detenuto.
Per questo si sa che è imminente, ma non se ne conosce la data, l'esecuzione di Eduard Lykov, 53 anni, un uomo con evidenti turbe mentali e da sempre dedito all'alcool, accusato di aver commesso cinque omicidi. Il suo processo ha suscitato dubbi, specialmente per i consigli dei suoi avvocati, che ad alcuni parvero più propensi ad accorciare i tempi del procedimento che a difendere seriamente l'imputato. Potrebbe essere ucciso in qualsiasi momento, senza preavviso. Il 30 novembre, per Eduard e gli altri detenuti nel braccio della morte, la Comunità di Sant'Egidio ha promosso una veglia di preghiera nella chiesa dei Santi Elena e Simone a Minsk, la capitale bielorussa.
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