Ben 42 persone sono rimaste uccise - secondo la denuncia di Human Rights Watch (Hrw) - durante quattro lunghi giorni di proteste e scontri nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc)
Kinshasa - Ci sono stati quattro lunghi giorni di proteste e scontri nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc) che sono costate la vita a 42 persone durante le accesissime manifestazioni per contestare le modifiche alla legge elettorale che il presidente Joseph Kabila avrebbe voluto imporre per protrarre la sua permanenza alla guida del paese, che dura dal 2001. Il Senato, alla fine, ha approvato la legge sulla riforma elettorale, ma cancellando l'articolo contestato dall'opposizione - l'articolo 8 - che prevedeva un censimento prima delle elezioni del prossimo anno, per rimandare ancora l'appuntamento elettorale, con il quale Joseph Kabila - in carica dal 16 gennaio del 2001, subito dopo l'uccisione di suo padre, Laurent-Désiré - avrebbe prolungato il suo mandato. Le proteste sono cominciate lunedì 19 gennaio a Kinshasa, il giorno stesso in cui ha avuto inizio la discussione della riforma elettorale in Senato. Proteste che si sono poi immediatamente diffuse anche a Goma, capitale del Nord Kivu, nell'est del paese.
I cortei in numerose città. Il governo della Repubblica democratica del Congo - si legge in sostanza in un documento di Human Rights Watch (Hrw) - ha usato la mano pesante per reprimere queste proteste. Le forze di polizia e dell'esercito sono intervenute durante i cortei di protesta spontanee cui numerosissimi congolesi hanno partecipato credendo (a ragione n.d.r) che le modifiche prospettate avrebbero permesso al presidente Kabila di rimanere in carica oltre il limite dei sui doppi mandati. Dimostrazioni si sono svolte in molte altre città, in tutto il paese: a Bukavu, Bunia, Lubumbashi, Mbandaka e Uvira. A Kinshasa, i manifestanti hanno dimostrato nei pressi del palazzo del Parlamento (Palais du Peuple), intorno all'università, dove ci sono state almeno sei vittime tra gli studenti dell'ateneo ed altre scuole che hanno partecipato alle manifestazioni - e nei quartieri di Bandal, Kalamu, Kasa-Vubu, Kimbanseke, Lemba, Limeté, Makala, Masina, Matete, Ndjili, oltre che nel vicino comune di Ngaba.
"La polizia ha tentato di nascondere le prove". Molte delle manifestazioni sono degenerate nella violenza dopo che la polizia nazionale congolese e la Guardia Repubblicana hanno cominciato a sparare gas lacrimogeni e proiettili ad altezza d'uomo tra la folla. I dimostranti hanno scagliato di tutto contro le forze di sicurezza, saccheggiato e bruciato negozi e uffici del governo. Human Rights Watch ha documentato una serie di casi in cui la polizia e soldati della Guardia Repubblicana hanno portato via i corpi delle persone rimaste uccise negli scontri, nell'evidente tentativo di cancellare le prove. Hrw Forze della Guardia Repubblicana anche sparato indiscriminatamente in un ospedale, ferendo gravemente tre persone. La sera prima di proteste sono iniziate, le autorità di governo hanno bloccato i leader dell'opposizione nel loro quartier generale del partito a Kinshasa. Diversi altri sono stati arrestati a Goma e sempre a Kinshasa nei giorni successivi. Nelle prime ore del mattino del 20 gennaio, le autorità hanno bloccano la Rete Internet e i testi delle comunicazioni che i militanti dell'opposizione inviavano in altre parti del Congo. Due giorni fa tutto sarebbe tornato normale, anche se diversi leader dell'opposizione hanno riferito a Hrw che i loro numeri di telefono sono tuttora bloccati.
I cortei in numerose città. Il governo della Repubblica democratica del Congo - si legge in sostanza in un documento di Human Rights Watch (Hrw) - ha usato la mano pesante per reprimere queste proteste. Le forze di polizia e dell'esercito sono intervenute durante i cortei di protesta spontanee cui numerosissimi congolesi hanno partecipato credendo (a ragione n.d.r) che le modifiche prospettate avrebbero permesso al presidente Kabila di rimanere in carica oltre il limite dei sui doppi mandati. Dimostrazioni si sono svolte in molte altre città, in tutto il paese: a Bukavu, Bunia, Lubumbashi, Mbandaka e Uvira. A Kinshasa, i manifestanti hanno dimostrato nei pressi del palazzo del Parlamento (Palais du Peuple), intorno all'università, dove ci sono state almeno sei vittime tra gli studenti dell'ateneo ed altre scuole che hanno partecipato alle manifestazioni - e nei quartieri di Bandal, Kalamu, Kasa-Vubu, Kimbanseke, Lemba, Limeté, Makala, Masina, Matete, Ndjili, oltre che nel vicino comune di Ngaba.
"La polizia ha tentato di nascondere le prove". Molte delle manifestazioni sono degenerate nella violenza dopo che la polizia nazionale congolese e la Guardia Repubblicana hanno cominciato a sparare gas lacrimogeni e proiettili ad altezza d'uomo tra la folla. I dimostranti hanno scagliato di tutto contro le forze di sicurezza, saccheggiato e bruciato negozi e uffici del governo. Human Rights Watch ha documentato una serie di casi in cui la polizia e soldati della Guardia Repubblicana hanno portato via i corpi delle persone rimaste uccise negli scontri, nell'evidente tentativo di cancellare le prove. Hrw Forze della Guardia Repubblicana anche sparato indiscriminatamente in un ospedale, ferendo gravemente tre persone. La sera prima di proteste sono iniziate, le autorità di governo hanno bloccato i leader dell'opposizione nel loro quartier generale del partito a Kinshasa. Diversi altri sono stati arrestati a Goma e sempre a Kinshasa nei giorni successivi. Nelle prime ore del mattino del 20 gennaio, le autorità hanno bloccano la Rete Internet e i testi delle comunicazioni che i militanti dell'opposizione inviavano in altre parti del Congo. Due giorni fa tutto sarebbe tornato normale, anche se diversi leader dell'opposizione hanno riferito a Hrw che i loro numeri di telefono sono tuttora bloccati.
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