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martedì 13 gennaio 2015

Immigrazione in aumento in Italia? Dato falso, l'Italia non è più meta dei migranti ma paese di transito. I dati reali.

Famiglia Cristiana
Un frequente utente del nostro sito, che si firma Libero Leo, ha postato in questi giorni il seguente commento: "Nel 2014 gli immigrati sono aumentati dell'11,4%. Negli ultimi 3 anni l'incremento annuo è stato di circa il 25%, ed è probabile che aumenti. Comunque, ipotizzandolo costante, si ottiene che tra 10 anni gli immigrati saranno circa 45 milioni, senza contare i clandestini e le nascite, che saranno più di quelle degli italiani a causa del maggiore indice di natalità degli immigrati... ". La conclusione di Libero Leo è che presto saremo dominati dagli islamici ecc. ecc., come la propaganda della destra comanda. Non a caso Libero Leo non cita una sola fonte: che lui lo sappia o no, questi dati sono fasulli, falsi, inesistenti. Per aiutarlo, e aiutare tutti a dare la giusta dimensione al fenomeno, ecco i dati corretti e reali, in un articolo riassuntivo (con le fonti) del nostro collaboratore Stefano Pasta.



L’Italia non è più meta dei migranti: i nuovi arrivi sono diminuiti del 41,3% negli ultimi cinque anni e del 12,3% nel solo 2013, anno in cui si sono registrati all’anagrafe italiana 307mila stranieri, cioè 220mila in meno rispetto al 2007. Lo dice l’Istat nell’ultimo rapporto “Migrazioni della popolazione residente”.

Nello stesso periodo, il numero di chi ogni anno lascia l’Italia è più che raddoppiato,passando dai 51mila del 2007 ai 126mila del 2013: se ne vanno sia gli italiani (+20,7%), sia gli stranieri (+14,2%). Il saldo migratorio (la differenza tra chi arriva e chi parte), in attivo in Italia dal 1973, rimane positivo (+128mila), ma cala del 25,7% rispetto al 2012.

Considerando anche gli emigrati che non hanno ottenuto la residenza, l’Ismu parla di 250-300mila stranieri l’anno che lasciano l’Italia. Quanto invece agli emigranti italiani, hanno tra i 20 e i 45 anni e il 30% ha una laurea. I Paesi preferiti (qualcuno potrebbe dire «dove vanno a rubare lavoro ai locali») sono il Regno Unito, la Germania, la Svizzera e la Francia. Ci sono anche “nuove mete”: sono 19mila gli italiani che hanno un permesso di soggiorno per poter stare in Albania. Nel frattempo, sulla Penisola persistono anche le migrazioni interne: si continua a partire dal Sud verso il Nord.

E gli ultimi arrivati? E i 156mila profughi salvati dalla missione della Marina italiana Mare Nostrum? Sono persone, per la maggior parte in fuga dalla guerra, che non vogliono rimanere in Italia, ma al contrario proseguire verso il Nord Europa. Italia non più terra di immigrazione, ma Paese di transito, dunque. Chi parla di “invasione” non ha contatti con la realtà. Basta andare alla Stazione Centrale di Milano per accorgersene: ogni giorno, famiglie siriane scrutano le mappe e gli orari dei treni in partenza; dei 52mila profughi ospitati nei centri del capoluogo lombardo nell’ultimo anno, meno di 100 hanno chiesto i documenti per restare in Italia, gli altri sono ripartiti dopo pochi giorni.

Non più meta di emigrazione, ma molto più patria della “Generazione Balotelli”. Gli stranieri presenti in Italia, infatti, non hanno cittadinanza italiana, ma sempre di meno sono “immigrati”. Renato, 17 anni, nato a Firenze da genitori abanesi, spiega: «Nella mia vita sono migrato solo una volta: quando, a 5 anni, la mia famiglia si è trasferita a Borgo San Lorenzo... Una migrazione di ben 30 chilometri! ». A causa di una legge sulla cittadinanza che è tra le più restrittive d’Europa, gli “stranieri” sono sempre di più giovani nati e cresciuti in Italia. Stranieri a casa propria, insomma. In totale, per l’Istat sono 4 milioni e 900mila residenti, cioè il 7,7% della popolazione totale. Quanto all’appartenenza religiosa, la maggior parte degli immigrati è cristiano (55,49%), solo un terzo (33,88%) musulmano.

Tra gli 802.785 alunni stranieri delle scuole italiane, nell’anno scolastico 2013-14 i nati in Italia (51,7%) hanno superato i nati all’estero. Secondo il Ministero dell’Istruzione, per la prima volta rispetto l’anno precedente diminuisce il numero di stranieri alle scuole medie.

Cala il numero di immigrati, ma cresce invece la loro economia. Spiegano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa di Mestre: «Nell’ultimo anno, l’Irpef versata da chi è nato all’estero ha apportato alle casse dello Stato 6,7 miliardi di euro, pari al 4,4% del totale del gettito». Sono infatti oltre 3 milioni e mezzo i contribuenti stranieri (8,5% del totale), un dato sempre in crescita dal 2008.

Se gli stranieri soffrono la crisi economica come gli italiani, la loro imprenditoria prova a resistere. Su 6 milioni di imprese operanti in Italia lo scorso anno, 497.080 sono guidate da persone nate all’estero (l’8,2% del totale) e producono un valore di 85 miliardi di euro.

Infine, le famiglie straniere in Italia che vivono al di sotto della soglia di povertà sono il 33,9%, contro il 12,4% delle famiglie italiane. Il reddito medio annuo di una famiglia straniera è quasi la metà di quello di una famiglia italiana (16.629 euro contro 31.400)

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