Con l’aumento degli scontri tra forze indiane e forze pachistane, migliaia di famiglie hanno abbandonato le loro case.
I combattimenti si sono diffusi a ridosso di un tratto di circa 200 chilometri della frontiera di fatto che attraversa il Kashmir. “Ci sono molti bombardamenti in corso e non sappiamo il motivo per cui tutto questo stia accadendo. Ogni volta che c’è un raduno di persone si inizia a sparare. Nessuno aiuta” ha detto Shelov Ram, un residente della zona.
“In questi ultimi giorni, almeno una dozzina di persone sono state uccise in scontri di confine e le autorità hanno evacuato più di 6000 persone in campi di sfollati mentre altre circa 4000 persone si sono rifugiate in altre zone, presso parenti o conoscenti” ha detto ai media Shantmanu, un funzionario indiano. Il governo di New Delhi dice che nel 2014 le truppe pachistane hanno violato gli accordi del cessate-il-fuoco del 2003 più di 550 volte e, da quando il primo ministro indiano ha invocato colloqui di pace, le tensioni sono aumentate.
L’India accusa il Pakistan di inviare militanti nella parte indiana del Kashmir, sotto la copertura di artiglieri pachistani; un’accusa che il Pakistan ha sempre negato. Proprio ieri, il ministero degli Esteri di Islamabad ha fatto una dichiarazione chiara e severa in cui afferma che il Pakistan è contro ogni forma di terrorismo e che la motivazione dietro le continue provocazioni indiane lungo il confine ha lo scopo di distogliere l’attenzione e gli sforzi del Pakistan dalla guerra al terrorismo.
A giorni il segretario di Stato americano John Kerry e, verso la fine di gennaio, il presidente Barack Obama saranno in India. Washington ha per anni cercato di favorire un riavvicinamento tra India e Pakistan e più volte ha invitato entrambi i governi a trovare una soluzione giusta e pacifica per il Kashmir. Secondo gli osservatori, la storica e reciproca diffidenza ma anche il sostegno finanziario Usa ai militari e al governo del Pakistan, che ha sempre disturbato New Delhi, dove Kerry è largamente considerato come pro-Pakistan, non lasciano sperare in cambiamenti radicali.
“In questi ultimi giorni, almeno una dozzina di persone sono state uccise in scontri di confine e le autorità hanno evacuato più di 6000 persone in campi di sfollati mentre altre circa 4000 persone si sono rifugiate in altre zone, presso parenti o conoscenti” ha detto ai media Shantmanu, un funzionario indiano. Il governo di New Delhi dice che nel 2014 le truppe pachistane hanno violato gli accordi del cessate-il-fuoco del 2003 più di 550 volte e, da quando il primo ministro indiano ha invocato colloqui di pace, le tensioni sono aumentate.
L’India accusa il Pakistan di inviare militanti nella parte indiana del Kashmir, sotto la copertura di artiglieri pachistani; un’accusa che il Pakistan ha sempre negato. Proprio ieri, il ministero degli Esteri di Islamabad ha fatto una dichiarazione chiara e severa in cui afferma che il Pakistan è contro ogni forma di terrorismo e che la motivazione dietro le continue provocazioni indiane lungo il confine ha lo scopo di distogliere l’attenzione e gli sforzi del Pakistan dalla guerra al terrorismo.
A giorni il segretario di Stato americano John Kerry e, verso la fine di gennaio, il presidente Barack Obama saranno in India. Washington ha per anni cercato di favorire un riavvicinamento tra India e Pakistan e più volte ha invitato entrambi i governi a trovare una soluzione giusta e pacifica per il Kashmir. Secondo gli osservatori, la storica e reciproca diffidenza ma anche il sostegno finanziario Usa ai militari e al governo del Pakistan, che ha sempre disturbato New Delhi, dove Kerry è largamente considerato come pro-Pakistan, non lasciano sperare in cambiamenti radicali.
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