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lunedì 19 gennaio 2015

Nigeria, aumenta il flusso di rifugiati in arrivo in Ciad e Niger

La Repubblica
Dopo gli attacchi sanguinosi di Boko Haram nei due villaggi di Baga e Doron nella regione settentrionale del paese. I profughi sono stati trasportati in 9 autobus a Maiduguri, la capitale dello Stato di Borno in Niger. Hanno raccontato l'estrema violenza che hanno subito o di cui sono stati testimoni durante gli attacchi del 3 e del 7 gennaio scorsi. Libia: nuovi combattimenti e altri flussi migratori
Roma - L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) rende noti i dati che riguardano i rimpatri dal Niger alla Nigeria di centinaia di rifugiati, avvenuti il 14 gennaio nel contesto di un'operazione congiunta, organizzata dal Governatore dello Stato di Borno in Nigeria e dalle autorità in Niger. Secondo le informazioni ricevute dall'UNHCR, i rifugiati - vittime degli attacchi di Boko Haram - sono stati trasportati in 9 autobus a Maiduguri, la capitale dello Stato di Borno in Nigeria. Altri 11 autobus sono attualmente parcheggiati nella città di Gagamari, nella regione di Diffa in Niger, in attesa di trasportare altri rifugiati in Nigeria. Considerate le condizioni di insicurezza presenti nello Stato di Borno e i recenti attacchi dei ribelli, l'UNHCR segnala la natura di questi ritorni ed ha chiesto alle autorità di fermare l'operazione fino a quando non vi saranno garanzie adeguate e un accordo giuridico condiviso tra Nigeria, Niger e UNHCR.

La fuga in massa verso il Niger e il Ciad. I rifugiati in fuga dal brutale conflitto nel nord-est della Nigeria continuano ad arrivare in Niger e Ciad, raccontando storie strazianti di morte e distruzione. I team dell'UNHCR hanno riferito che i rifugiati hanno raccontato l'estrema violenza che hanno subito o di cui sono stati testimoni durante gli attacchi contro la città di Baga, il 3 e il 7 gennaio scorsi. Una donna, che è scappata da Baga con i suoi cinque figli e il marito, ha detto di aver visto i ribelli che correvano con le proprie auto sopra donne e bambini, che sparavano alle persone e che usavano i coltelli per tagliare la gola delle persone in strada. Si stima che a Baga ci siano stati centinaia di morti. La famiglia terrorizzata è riuscita a fuggire nottetempo, prima di raggiungere Maiduguri, da dove hanno preso un autobus per il Niger.

Un flusso continuo di profughi. Complessivamente, circa 13.000 rifugiati nigeriani sono arrivati in Ciad occidentale dall'inizio di questo mese, quando sono iniziati gli attacchi a Baga. Fino a questo momento l'UNHCR e la Commissione governativa nazionale per l'accoglienza e il reinserimento di rifugiati e rimpatriati (CNARR) hanno registrato oltre 6.000 rifugiati. Ogni giorno continuano ad arrivare decine di rifugiati, molti dei quali in canoa sul Lago Ciad in direzione di aree come Ngouboua e Bagasola, circa 450 chilometri a nord-ovest della capitale ciadiana N'Djamena. Considerato anche l'ultimo afflusso, sono circa 16.000 i rifugiati nigeriani che sono arrivati in Ciad dal maggio 2013. L'UNHCR paventa la possibilità che i rifugiati provenienti da Baga e dalla zona circostante abbiano scelto di fuggire attraverso il lago in Ciad, in quanto ciò potrebbe indicare che la rotta via terra verso il Niger sarebbe bloccata dai ribelli.

Gli attacchi di Baga. I massacri avvenuti a Baga hanno spinto circa 572 persone a fuggire verso la regione di Diffa in Niger: alcuni di essi hanno attraversato il Ciad prima di raggiungere il Niger. Da quando nel maggio 2013 è stato dichiarato lo stato di emergenza negli Stati di Adamawa, Borno e Yobe nel nord-est della Nigeria, si stima che 153.000 persone siano fuggite nei paesi limitrofi. Ad oggi, l'UNHCR ha registrato oltre 37.000 rifugiati nigeriani in Camerun, circa 16.000 persone sono arrivate in Ciad, e le autorità in Niger stimano che più di 100.000 persone - sia rifugiati nigeriani e che cittadini del Niger - siano arrivate dal nord-est della Nigeria devastato dalla guerra. Nel solo 2015, la violenza ha provocato l'esodo di 19.000 persone.

Oltre 100 ragazzini non accompagnati. I team dell'UNHCR in Ciad hanno riferito di aver identificato 104 minori non accompagnati, che sono stati separati dalle loro famiglie mentre fuggivano dagli attentati di Baga. Sono stati collocati in famiglie affidatarie in attesa di ricongiungersi con la propria. Allo stesso tempo, l'UNCHR ha avviato il trasferimento alla volta del sito di recente apertura di Dar Es Salam, nei pressi di Bagasola, di circa 2.000 rifugiati che erano rimasti bloccati sulle isole del Lago Ciad di Koulfoua e Kangalam,. Il sito, che ospita attualmente circa 1.600 rifugiati, si trova a 70 chilometri dal confine con la Nigeria e sarà in grado di ospitare fino a 15.000 persone.

Libia, i nuovi combattimenti e altri flussi migratori. In Libia, dall'inizio dell'anno è in atto una recrudescenza dei combattimenti in diverse città e paesi nella zona orientale, tra cui Bengasi, e ciò ha provocato un incremento delle migrazioni forzate. Molte persone sono dovute fuggire per la quarta o quinta volta, rendendo i numeri difficili da stimare. Tuttavia, nella sola Bengasi il consiglio locale riferisce che sono circa 90.000 le persone che non sono in grado di tornare a casa. Le migrazioni forzate si sono concentrate nelle zone di Bengasi, di Derna, e vicino al Golfo di Sirte a Ben Jawad e Ras Lanuf. Questa è solo una delle zone della Libia in cui si verificano fughe di massa. In tutto il paese si stima che vi siano circa 400.000 persone sfollate. Inoltre, la Libia ospita circa 37.000 rifugiati e richiedenti asilo di nazionalità diverse le cui condizioni umanitarie sono sempre più precarie.

Scarseggia il cibo. Vicino a Tripoli nella zona occidentale, le stime delle ONG, che lavorano nell'area e del Consiglio locale, parlano di circa 83.268 persone che vivono in insediamenti, scuole ed edifici abbandonati. Molti non sono in grado di garantire ai loro figli l'accesso all'istruzione, soffrono della mancanza di assistenza sanitaria e di una limitata capacità di accedere al denaro per procurarsi il cibo. La maggior parte delle persone sono sfollate da oltre 3/6 mesi e un numero crescente di esse vengono ospitate in strutture pubbliche come le scuole. Con l'assottigliarsi dei loro risparmi, non sono più in grado di pagare gli affitti delle abitazioni. I mesi invernali sono particolarmente difficili in quanto le temperature a Tripoli, Bengasi e le città del Sud sono inferiori ai 10 gradi Celsius.

Gli sfollati interni. Nel sud-ovest della Libia, gli sfollati interni provenienti dalla città di Awbari si trovano ad affrontare difficoltà nella loro vita quotidiana, dal momento che i servizi sono stati seriamente danneggiati dai continui scontri tra gruppi tribali rivali. I combattimenti in corso hanno fatto sì che scuole, ospedali e mercati rimanessero completamente inaccessibili. I comitati locali di crisi e le ONG segnalano la scarsità di combustibile, elettricità, acqua e cibo, e inoltre riferiscono la presenza di 18.492 persone sfollate provenienti da Awbari in 6 città: Sabha, Wadi Shati, GiFra, Ghat, Murzuq, e Lewenat.

Il lavoro dell'UNHCR. Negli ultimi sette mesi, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha distribuito articoli per far fronte all'inverno e generi non alimentari a 27.940 persone a Tripoli e in altre città occidentali, compresi i membri della comunità Tawarga sfollati dal 2011. Il 5 gennaio, in collaborazione con la ONG Tomazeen in Libia, l'UNHCR ha consegnato beni non alimentari, come materassini, teli di plastica, e set da cucina a 150 famiglie di sfollati nelle città meridionali di Ghat, Lawenat e Tahala, con una particolare attenzione alle famiglie più vulnerabili.

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