I 140 vescovi che hanno partecipato alla ventisettesima assemblea plenaria della Conferenza episcopale dell’India, conclusasi oggi a Bengaluru, hanno espresso in un documento le loro angosce e preoccupazioni circa le crescenti minacce all’armonia e alla pace a causa di numerosi incidenti che hanno colpito e continuano a colpire le comunità cristiane in diverse zone del Paese.

La preoccupazione dei vescovi si estende anche a una serie di atti fatti allo scopo di creare divisioni nella società, come il vietare attività cristiane in alcuni villaggi, fino al tentativo di tenere le scuole aperte anche nella festa del Natale. “Questi tentativi – si legge nel documento – generano preoccupazione per un piano che cerca di ridurre la minoranza cristiana a cittadini di seconda classe nella nostra madrepatria. Terra a cui la comunità ha dato grandissimi contributi nel settore dell’educazione, dell’assistenza sanitaria e dei servizi sociali, anche nelle aree più remote del paese”.
Nella parte finale del testo i leader della Chiesa cattolica indiana citano il diritto di “uguaglianza davanti alla legge” garantito dalla Costituzione, che nega ogni discriminazione basata su religione, razza, casta, sesso e luogo di nascita (art. 15) e chiedono che venga applicata. “I ricorrenti assalti e gli atti vandalici contro obiettivi cristiani, in diverse parti del paese, e il fallimento dei tutori della legge nell’assicurare i colpevoli alla giustizia, – conclude il documento – hanno solo aggravato il clima di impunità. Il silenzio di quanti sono responsabili di tutelare i nostri diritti costituzionali e il loro fallimento nel proteggere la comunità sono incomprensibili. È giunto il momento per il governo, che ha il dovere di proteggere i suoi cittadini e i loro diritti, di far rispettare lo stato di diritto e mettere un freno agli attacchi dei gruppi che inquinano la pace e l’armonia comunale del paese”.
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