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martedì 10 febbraio 2015

Documento 140 vescovi India: preoccupazione per crescente discriminazione dei cristiani

MISNA
I 140 vescovi che hanno partecipato alla ventisettesima assemblea plenaria della Conferenza episcopale dell’India, conclusasi oggi a Bengaluru, hanno espresso in un documento le loro angosce e preoccupazioni circa le crescenti minacce all’armonia e alla pace a causa di numerosi incidenti che hanno colpito e continuano a colpire le comunità cristiane in diverse zone del Paese.

Il documento, firmato dal cardinale Oswald Gracias, descrive come negli ultimi mesi non sia passato giorno senza che ci fossero notizie di attacchi contro cristiani, chiese e istituzioni cristiane in tutto il paese. “Anche a Delhi, la capitale, – affermano i vescovi – chiese sono state incendiate e allo stesso tempo i casi di riconversioni di massa continuano a creare agitazione tra i cristiani. Mentre organizzazioni radicali e i loro leader diffondono menzogne e lanciano aperte minacce alle minoranze religiose, persino i rappresentanti eletti del popolo indiano hanno fatto dichiarazioni scioccanti, sfidando senza vergogna la libertà di coscienza garantita dalla Costituzione del paese nell’art. 25 (1), dove si dice che, salvo l’ordine pubblico, la moralità e la salute (…), tutti i cittadini hanno ugualmente diritto alla libertà di coscienza e a professare, praticare e propagare liberamente la propria religione”.

La preoccupazione dei vescovi si estende anche a una serie di atti fatti allo scopo di creare divisioni nella società, come il vietare attività cristiane in alcuni villaggi, fino al tentativo di tenere le scuole aperte anche nella festa del Natale. “Questi tentativi – si legge nel documento – generano preoccupazione per un piano che cerca di ridurre la minoranza cristiana a cittadini di seconda classe nella nostra madrepatria. Terra a cui la comunità ha dato grandissimi contributi nel settore dell’educazione, dell’assistenza sanitaria e dei servizi sociali, anche nelle aree più remote del paese”.

Nella parte finale del testo i leader della Chiesa cattolica indiana citano il diritto di “uguaglianza davanti alla legge” garantito dalla Costituzione, che nega ogni discriminazione basata su religione, razza, casta, sesso e luogo di nascita (art. 15) e chiedono che venga applicata. “I ricorrenti assalti e gli atti vandalici contro obiettivi cristiani, in diverse parti del paese, e il fallimento dei tutori della legge nell’assicurare i colpevoli alla giustizia, – conclude il documento – hanno solo aggravato il clima di impunità. Il silenzio di quanti sono responsabili di tutelare i nostri diritti costituzionali e il loro fallimento nel proteggere la comunità sono incomprensibili. È giunto il momento per il governo, che ha il dovere di proteggere i suoi cittadini e i loro diritti, di far rispettare lo stato di diritto e mettere un freno agli attacchi dei gruppi che inquinano la pace e l’armonia comunale del paese”.

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