Monsignor Oscar Arnulfo Romero Galdámez, arcivescovo di San Salvador, fu assassinato dai militari, “in odio alla Fede”, il 24 marzo 1980 a San Salvador: è quanto riporta il decreto che attesta il suo martirio di cui Papa Francesco ha autorizzato oggi la promulgazione, ricevendo in udienza privata il cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Domani, riferisce Radio Vaticana, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, postulatore della Causa di Beatificazione di monsignor Romero – aperta nel 1997 – ne parlerà ai media presso la Sala Stampa della Santa Sede.
Nato il 15 agosto 1917 a Ciudad Barrios (El Salvador), monsignor Romero è da tempo celebrato nei paesi latinoamericani come San Romero d’America.
Dopo decenni di attesa, l’annuncio dello sblocco della causa di beatificazione di monsignor Romero era giunto per bocca di monsignor Paglia il 20 aprile del 2013, in concomitanza con l’anniversario della morte di don Tonino Bello, già vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi. Monsignor Paglia aveva parlato dalla Cattedrale di Molfetta pochi giorni dopo un’udienza con il Papa, auspicando che il processo di beatificazione di don Tonino “presto possa accodarsi a quello di monsignor Romero”.
Monsignor Romero fu ucciso da un sicario del governo di destra poco prima dello scoppio della guerra civile – alcuni storici definiscono il suo assassinio come la scintilla del conflitto, costato il 12 anni almeno 75.000 morti – mentre celebrava la messa nella cappella dell’ospedale per malati di cancro Divina Provvidenza di San Salvador. “Vorrei rivolgere un invito particolare agli uomini dell’esercito – disse nella sua ultima omelia -… Fratelli, appartenete al nostro stesso popolo, uccidete i vostri fratelli contadini; ma davanti ad un ordine di uccidere che viene da un uomo deve prevalere la legge di Dio che dice: non uccidere… Nessun soldato è obbligato ad obbedire ad un ordine che sia contro la legge di Dio. (…) Vogliamo che il governo si renda conto sul serio che non servono a niente le riforme se sono macchiate con tanto sangue… In nome di Dio, dunque, e in nome di questo popolo sofferente i cui lamenti salgono al cielo sempre più tumultuosi, vi supplico, vi prego, vi ordino in nome di Dio: basta con la repressione!”.
Secondo la Commissione della Verità, creata sotto l’egida delle Nazioni Unite per documentare i crimini della guerra, il mandante dell’assassinio dell’arcivescovo fu il maggiore dell’esercito Roberto D’Aubuisson, fondatore della ‘Alianza Republicana Nacionalista’ (Arena, destra), sconfitta alle urne nel 2009 dall’ex guerriglia del ‘Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional’, ancora al potere, dopo 20 anni ininterrotti alla guida del paese.
Nato il 15 agosto 1917 a Ciudad Barrios (El Salvador), monsignor Romero è da tempo celebrato nei paesi latinoamericani come San Romero d’America.
Dopo decenni di attesa, l’annuncio dello sblocco della causa di beatificazione di monsignor Romero era giunto per bocca di monsignor Paglia il 20 aprile del 2013, in concomitanza con l’anniversario della morte di don Tonino Bello, già vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi. Monsignor Paglia aveva parlato dalla Cattedrale di Molfetta pochi giorni dopo un’udienza con il Papa, auspicando che il processo di beatificazione di don Tonino “presto possa accodarsi a quello di monsignor Romero”.
Monsignor Romero fu ucciso da un sicario del governo di destra poco prima dello scoppio della guerra civile – alcuni storici definiscono il suo assassinio come la scintilla del conflitto, costato il 12 anni almeno 75.000 morti – mentre celebrava la messa nella cappella dell’ospedale per malati di cancro Divina Provvidenza di San Salvador. “Vorrei rivolgere un invito particolare agli uomini dell’esercito – disse nella sua ultima omelia -… Fratelli, appartenete al nostro stesso popolo, uccidete i vostri fratelli contadini; ma davanti ad un ordine di uccidere che viene da un uomo deve prevalere la legge di Dio che dice: non uccidere… Nessun soldato è obbligato ad obbedire ad un ordine che sia contro la legge di Dio. (…) Vogliamo che il governo si renda conto sul serio che non servono a niente le riforme se sono macchiate con tanto sangue… In nome di Dio, dunque, e in nome di questo popolo sofferente i cui lamenti salgono al cielo sempre più tumultuosi, vi supplico, vi prego, vi ordino in nome di Dio: basta con la repressione!”.
Secondo la Commissione della Verità, creata sotto l’egida delle Nazioni Unite per documentare i crimini della guerra, il mandante dell’assassinio dell’arcivescovo fu il maggiore dell’esercito Roberto D’Aubuisson, fondatore della ‘Alianza Republicana Nacionalista’ (Arena, destra), sconfitta alle urne nel 2009 dall’ex guerriglia del ‘Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional’, ancora al potere, dopo 20 anni ininterrotti alla guida del paese.
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