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lunedì 2 febbraio 2015

Filippine - Nel carcere degli orrori: detenuti seviziati con la "ruota della tortura"

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Nel carcere degli orrori: detenuti seviziati con la "ruota della tortura".
Scosse elettriche, pestaggi e torture di ogni tipo: orrore nelle Filippine, dove le guardie di un carcere si divertivano a utilizzare il gioco per maltrattare i "prigionieri". Agenti scoperti, ma non condannati

Roma - Nel carcere degli orrori c'è una stanza delle torture. E' seminascosta in fondo al corridoio delle celle comuni, ma i detenuti ne conoscono ogni centimetro. Lì dentro c'è la "ruota della tortura", un vero e proprio gioco al massacro organizzato dalle guardie carcerarie. Ci va chi, secondo i "guardiani" del penitenziario, deve essere punito. Così come avviene per il celebre gioco a premi, gli agenti hanno suddiviso il cerchio in più spicchi, ciascuno dedicato a una crudeltà. E si divertono a girare la ruota per scoprire in che modo maltrattare, uno dopo l’altro, i carcerati.

Siamo nella provincia di Laguna, nelle Filippine. Qui, come denuncia Amnesty International grazie alla scoperta della Commissione filippina per la tutela dei diritti umani, c'è la prigione incriminata in cui i detenuti subiscono ogni genere di sevizia. Elettroshock, waterboarding, bruciature e pestaggi. Violenze organizzate a tavolino. Violenze pianificate come un gioco.
Le brutalità sono all'ordine del giorno, malgrado il governo di Manila abbia sottoscritto la convenzione dell’Onu contro le torture e approvato una legge preventiva ad hoc. "Trenta secondi in posizione pipistrello” e “venti secondi di pugni in viso” sono solo alcuni esempi delle torture. Nel primo caso il detenuto viene appeso per i piedi e a testa in giù per mezzo minuto, nel secondo subisceuna scarica di pugni per il tempo prestabilito. Amnesty International riporta le parole di Rowelito Almeda, un detenuto 45enne che ricorda l’incubo vissuto nei suoi quattro giorni di detenzione, dal quale è riuscito a salvarsi per miracolo:
Quando la polizia voleva far baldoria trascinava i detenuti fuori dalle celle e li portava nella stanza della ruota. Quando tornavano erano a pezzi. Mi ricordo di due ragazzi, di 17 e 18 anni, arrestati per possesso di marijuana. Gli hanno dato scosse elettriche, li hanno picchiati e usati come bersagli per pistole ad aria compressa. Dopo di loro sarebbe toccato a me
Il giorno dell’arresto, condotto dentro la stazione di polizia, l'uomo ha subìto elettroshock e la rottura di quattro denti anteriori per essere stato colpito al volto con un casco. Ma lui è stato fortunato, perché una visita a sorpresa della Commissione per i diritti umani ha scoperto il folle gioco, evitandogli ulteriori tormenti. Poi è stata aperta un’indagine che si è però chiusa con l’allontanamento degli agenti responsabili dei pestaggi, sollevati dall’incarico ma non condannati da un tribunale. Se la ruota della tortura ha smesso di girare, insomma, quella della giustizia non ha mai funzionato. E questo soprattutto nei Paesi del sud-est asiatico, dove la tortura è ancora una pratica diffusa e impunita.




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