Il caso di Malak riaccende le polemiche sugli arresti e i maltrattamenti subiti da minori palestinesi. Israele è l'unico paese al mondo dove chi non ha compiuto la maggiore età può essere processato da un Tribunale militare
Sta facendo molto discutere la condanna, a due mesi di detenzione e a 1.500 dollari di multa, per la quattordicenne Malak al-Khatib. La sentenza è stata emessa dal Tribunale militare israeliano e non è un caso isolato. Sono centinaia i minori palestinesi che attualmente si trovano nelle carceri di Israele.
Come riportato da al-Araby, la ragazza ha confessato che, mentre tornava a casa da scuola a Betin (Cisgiordania), ha lanciato un sasso contro delle automobili. Ma secondo la testimonianza di alcuni militari non sarebbe tutto, Malak avrebbe avuto un coltello con sé che sarebbe stata pronta ad usare contro le forze di sicurezza in caso di arresto. Il padre ha respinto tale versione dei fatti, affermando che a sua figlia sarebbe stata estorta con minacce una confessione da parte dei militari: "Una ragazzina di 14 anni circondata da soldati israeliani ammetterebbe qualsiasi cosa, anche di avere un'arma nucleare" (Via Nenanews).
Military Court Watch, associazione di volontariato costituita principalmente da avvocati, ha colto l'occasione per ribadire che sono 151 i minori detenuti nelle carceri israeliane. Cosa che lascia molto perplessi sul sistema di garanzie democratiche di Tel Aviv: unico paese al mondo dove chi non ha compiuto la maggiore età può essere processato da un Tribunale militare.
Sul problema, in passato, sono intervenute organizzazioni come l'Unicef e l'Onu. Nei rapporti stilati dai due enti non si denuncia soltanto il fatto che dei minori possano finire in carcere, ma viene lanciata anche un'accusa aggiuntiva a Israele, accusa ampiamente documentata. Ovvero di torturare, maltrattare, violentare i bambini palestinesi. Quando i minori vengono arrestati nei territori occupati, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, "le accuse nei loro confronti sono lette in ebraico, lingua che non capiscono, e vengono costretti a firmare confessioni scritte". Inoltre è messo nero su bianco che ragazzi e ragazze, in stato di arresto, subiscono "sistematiche violenze fisiche, verbali e sessuali".
Per Defense for Children International, i giovani arrestati, nel 20% dei casi, sono tenuti in isolamento per dieci giorni. Inoltre, segnaliamo che, in aperta violazione della Convezione di Ginevra, i minori fermati nei territori occupati sono spesso tradotti in carceri di Israele. Infine ricordiamo, che, per il diritto israeliano, i minori "lanciatori di pietre" possono essere condannati fino a 20 anni di carcere.
di Mario Lucio Genghini
Come riportato da al-Araby, la ragazza ha confessato che, mentre tornava a casa da scuola a Betin (Cisgiordania), ha lanciato un sasso contro delle automobili. Ma secondo la testimonianza di alcuni militari non sarebbe tutto, Malak avrebbe avuto un coltello con sé che sarebbe stata pronta ad usare contro le forze di sicurezza in caso di arresto. Il padre ha respinto tale versione dei fatti, affermando che a sua figlia sarebbe stata estorta con minacce una confessione da parte dei militari: "Una ragazzina di 14 anni circondata da soldati israeliani ammetterebbe qualsiasi cosa, anche di avere un'arma nucleare" (Via Nenanews).
Military Court Watch, associazione di volontariato costituita principalmente da avvocati, ha colto l'occasione per ribadire che sono 151 i minori detenuti nelle carceri israeliane. Cosa che lascia molto perplessi sul sistema di garanzie democratiche di Tel Aviv: unico paese al mondo dove chi non ha compiuto la maggiore età può essere processato da un Tribunale militare.
Sul problema, in passato, sono intervenute organizzazioni come l'Unicef e l'Onu. Nei rapporti stilati dai due enti non si denuncia soltanto il fatto che dei minori possano finire in carcere, ma viene lanciata anche un'accusa aggiuntiva a Israele, accusa ampiamente documentata. Ovvero di torturare, maltrattare, violentare i bambini palestinesi. Quando i minori vengono arrestati nei territori occupati, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, "le accuse nei loro confronti sono lette in ebraico, lingua che non capiscono, e vengono costretti a firmare confessioni scritte". Inoltre è messo nero su bianco che ragazzi e ragazze, in stato di arresto, subiscono "sistematiche violenze fisiche, verbali e sessuali".
Per Defense for Children International, i giovani arrestati, nel 20% dei casi, sono tenuti in isolamento per dieci giorni. Inoltre, segnaliamo che, in aperta violazione della Convezione di Ginevra, i minori fermati nei territori occupati sono spesso tradotti in carceri di Israele. Infine ricordiamo, che, per il diritto israeliano, i minori "lanciatori di pietre" possono essere condannati fino a 20 anni di carcere.
di Mario Lucio Genghini
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