È crisi diplomatica tra Brasile e Indonesia dopo che Marco Archer Cardoso Moreira, un cittadino brasiliano condannato a morte per traffico di stupefacenti, è stato fucilato senza che gli venisse concesso di ricevere i sacramenti.
Marco Archer Cardoso Moreira fucilato il 18 gennaio scorso |
È quanto denuncia Padre Charles Burrows all'agenzia australiana Fairfax Media sostenendo che per motivi non chiariti non gli è stato permesso di raggiungere il carcere dove era rinchiuso l'uomo per dargli i sacramenti della confessione e della comunione come prevede la legge. Moreira è stato fucilato il 18 gennaio scorso, padre Brown sottolinea come l'uomo fosse in stato di depressione estrema, letteralmente trascinato a forza fuori della cella mentre piangeva e si disperava per essere fucilato.
Tutto questo senza che gli fosse permesso di incontrare il sacerdote per un momento almeno di consolazione e di penitenza. L'ambasciata brasiliana in Indonesia ha espresso il suo disappunto per l'episodio chiedendo spiegazioni in merito.
I due paesi sono in mezzo a un duro scontro diplomatico: la scorsa settimana il presidente Dilma Rousseff ha rifiutato di riconoscere il nuovo ambasciatore indonesiano in Brasile. Tutto questo, sembra, perché recentemente il paese asiatico aveva condannato e ucciso già un altro prigioniero brasiliano, Rodrigo Gularte, nel braccio della morte dal 2004 per contrabbando di cocaina. L'uomo, secondo la difesa, soffriva di schizofrenia paranoie e per tale motivo gli si sarebbe dovuta evitare la condanna a morte.
Tutto questo senza che gli fosse permesso di incontrare il sacerdote per un momento almeno di consolazione e di penitenza. L'ambasciata brasiliana in Indonesia ha espresso il suo disappunto per l'episodio chiedendo spiegazioni in merito.
I due paesi sono in mezzo a un duro scontro diplomatico: la scorsa settimana il presidente Dilma Rousseff ha rifiutato di riconoscere il nuovo ambasciatore indonesiano in Brasile. Tutto questo, sembra, perché recentemente il paese asiatico aveva condannato e ucciso già un altro prigioniero brasiliano, Rodrigo Gularte, nel braccio della morte dal 2004 per contrabbando di cocaina. L'uomo, secondo la difesa, soffriva di schizofrenia paranoie e per tale motivo gli si sarebbe dovuta evitare la condanna a morte.
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