Dichiarazione del fondatore della Comunità di Sant’Egidio
“Di fronte alla nuova, terribile, strage del mare, che conta centinaia di vittime al largo di Lampedusa, si sente il bisogno civile e morale di alzare la voce: non è possibile che la politica e le istituzioni non riescano a dare risposte concrete ad un fenomeno prevedibile come quello di chi è costretto a fuggire da Paesi in guerra o dove regna la violenza”.
Davanti all’ormai elevatissimo numero di morti registrati nelle ultime ore nel canale di Sicilia, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, lancia un forte appello alle responsabilità del nostro Paese: “E’ vero, l’Europa deve farsi carico di ciò che accade ai suoi confini meridionali fornendo aiuto, assistenza e strumenti di soccorso. Ed è anche necessario che mobiliti tutte le sue forze civili, morali e religiose per rispondere a questa tragedia. Ma ciò non può esimere l’Italia dal farsi carico delle proprie responsabilità: se i profughi muoiono davanti alle nostre coste, spesso davanti ai nostri occhi, non si può soltanto attendere un segnale da Bruxelles”.
“Occorre intervenire subito con la mobilitazione umana e professionale di cui il nostro Paese è capace e che ha già dimostrato con Mare Nostrum, salvando migliaia di vite umane. Non è vero che questa operazione incentivava gli arrivi; è piuttosto vero che la sua assenza incentiva le morti. Occorre inoltre pensare anche a nuove modalità, fuori dei nostri confini, per gestire il fenomeno: un sistema europeo capace di permettere ingressi regolari e controllati, per motivi umanitari, in modo da arginare le stragi del mare”.
Davanti all’ormai elevatissimo numero di morti registrati nelle ultime ore nel canale di Sicilia, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, lancia un forte appello alle responsabilità del nostro Paese: “E’ vero, l’Europa deve farsi carico di ciò che accade ai suoi confini meridionali fornendo aiuto, assistenza e strumenti di soccorso. Ed è anche necessario che mobiliti tutte le sue forze civili, morali e religiose per rispondere a questa tragedia. Ma ciò non può esimere l’Italia dal farsi carico delle proprie responsabilità: se i profughi muoiono davanti alle nostre coste, spesso davanti ai nostri occhi, non si può soltanto attendere un segnale da Bruxelles”.
“Occorre intervenire subito con la mobilitazione umana e professionale di cui il nostro Paese è capace e che ha già dimostrato con Mare Nostrum, salvando migliaia di vite umane. Non è vero che questa operazione incentivava gli arrivi; è piuttosto vero che la sua assenza incentiva le morti. Occorre inoltre pensare anche a nuove modalità, fuori dei nostri confini, per gestire il fenomeno: un sistema europeo capace di permettere ingressi regolari e controllati, per motivi umanitari, in modo da arginare le stragi del mare”.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.