Inagibile il palazzo-rifugio di via Amarilli, alla Rustica. Ipotesi dolo: le fiamme hanno distrutto gli uffici Rifugiati Gli ospiti - 62 minori - in altre strutture
Roma - Il palazzo è inagibile, i rifugiati sono stati ospitati presso altre strutture. E le indagini per accertare se l’incendio sia doloso sono appena all’inizio: c’è il sospetto fondato che le fiamme divampate nella notte di domenica 29 marzo nel centro d’accoglienza di via Amarilli, alla Rustica, siano state appiccate per motivi ancora sconosciuti.
È una delle ipotesi dei carabinieri in attesa della relazione dei vigili del fuoco, intervenuti alle 24.30 per domare l’incendio scoppiato al primo piano dell’edificio, un ex rifugio per clochard contro il freddo trasformato in centro di accoglienza per nomadi e immigrati franco-marocchini, gestito dalla cooperativa Casa della solidarietà. All’interno del palazzo di tre piani si trovavano 103 persone - compresi 62 minorenni, due neonati, tre donne incinta e alcuni malati - che sono state fatte uscire dai soccorritori. Nessuna di loro è rimasta ferita.
Le fiamme sarebbero partite da alcuni locali in disuso propagandosi poi nella parte dove si trovano gli uffici degli operatori. A dare l’allarme sono stati alcuni rifugiati che hanno visto il fumo uscire dalle stanze e invadere i corridoi e la tromba delle scale. Il sopralluogo dei pompieri ha svelato la presenza di gravi problemi strutturali, in parte già esistenti prima del rogo: cavi elettrici volanti, parabole tv montate in maniera poco sicura, vetrate senza manutenzione. Da qui la decisione di dichiarare inagibile tutto l’edificio. Un’altra tegola nella galassia dell’accoglienza nella Capitale, dopo l’inchiesta sul «mondo di mezzo» che ha portato alla luce i traffici illeciti che si facevano sulla pelle degli immigrati proprio con l’assistenza e l’accoglienza. Per il sindaco Ignazio Marino l’incendio «è particolarmente grave. Sono preoccupato per un episodio che arriva in un momento in cui questa amministrazione sta smantellando un sistema su cui aveva investito anche la criminalità organizzata: mettere le mani in questo mondo ha costretto da qualche settimana sotto scorta l’assessore alle Politiche sociali Francesca Danese per le minacce ricevute».
L’«Amarilli» ha ospitato anche rom provenienti dagli sgomberi degli insediamenti di Casilino 900, La Martora e Ponte Mammolo. Al suo interno la cooperativa sociale Ermes era l’ente che si occupava dell’inclusione e dell’integrazione del minori. Le polemiche non sono mai mancate: nel 2014 si calcolava che ogni ospite della struttura costasse al Comune poco più di 900 euro al mese. Dall’associazione «21 Luglio» sottolineavano come «il “centro di raccolta rom”, uno dei tre a Roma (costati circa 6 milioni di euro nel 2013), risulta l’insediamento formale con la spesa procapite più alta a fronte di un investimento per l’inclusione sociale dei rom pari allo 0%».
Le fiamme sarebbero partite da alcuni locali in disuso propagandosi poi nella parte dove si trovano gli uffici degli operatori. A dare l’allarme sono stati alcuni rifugiati che hanno visto il fumo uscire dalle stanze e invadere i corridoi e la tromba delle scale. Il sopralluogo dei pompieri ha svelato la presenza di gravi problemi strutturali, in parte già esistenti prima del rogo: cavi elettrici volanti, parabole tv montate in maniera poco sicura, vetrate senza manutenzione. Da qui la decisione di dichiarare inagibile tutto l’edificio. Un’altra tegola nella galassia dell’accoglienza nella Capitale, dopo l’inchiesta sul «mondo di mezzo» che ha portato alla luce i traffici illeciti che si facevano sulla pelle degli immigrati proprio con l’assistenza e l’accoglienza. Per il sindaco Ignazio Marino l’incendio «è particolarmente grave. Sono preoccupato per un episodio che arriva in un momento in cui questa amministrazione sta smantellando un sistema su cui aveva investito anche la criminalità organizzata: mettere le mani in questo mondo ha costretto da qualche settimana sotto scorta l’assessore alle Politiche sociali Francesca Danese per le minacce ricevute».
L’«Amarilli» ha ospitato anche rom provenienti dagli sgomberi degli insediamenti di Casilino 900, La Martora e Ponte Mammolo. Al suo interno la cooperativa sociale Ermes era l’ente che si occupava dell’inclusione e dell’integrazione del minori. Le polemiche non sono mai mancate: nel 2014 si calcolava che ogni ospite della struttura costasse al Comune poco più di 900 euro al mese. Dall’associazione «21 Luglio» sottolineavano come «il “centro di raccolta rom”, uno dei tre a Roma (costati circa 6 milioni di euro nel 2013), risulta l’insediamento formale con la spesa procapite più alta a fronte di un investimento per l’inclusione sociale dei rom pari allo 0%».
di Rinaldo Frignani
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